Quota 100 e reddito di cittadinanza, l’allarme dell’Europa

Debito pubblico elevato, crescita lenta ed alti livelli di disoccupazione: lo stato economico e le prospettive future dell'Italia preoccupano l'Unione europea.

La Commissione europea ha concluso il cosiddetto pacchetto invernale del semestre europeo, quel processo che esamina le economie dei paesi dellUnione Europea (UE). Il pacchetto è alla base dei successivi dialoghi tra la Commissione europea e gli Stati membri circa la conformità alle regole europee dei rispettivi obiettivi di riforma e dei conti pubblici.

Nel 2011, a causa della crisi economica che stava generando molteplici problemi all’economia europea, fu adottato cosiddetto “six-pack“, che introdusse un sistema per monitorare gli sviluppi economici più ampi, per individuare tempestivamente problemi negli Stati membri come bolle di credito e bolle immobiliari, problemi di sostenibilità esterna o riduzione della competitività.

Come affermato da Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione europea, «l’economia europea sta vivendo il suo settimo anno consecutivo di espansione economica, ma la crescita sta rallentando». Da qui l’esigenza di tenere i conti sotto controllo, ma anche di sostenere la crescita economica. Dombrovskis ha anche espresso preoccupazione per quegli Stati membri con alto debito pubblico che non hanno approfittato «dei bei tempi» per ridurlo e costruire delle riserve fiscali per difendersi da una possibile recessione economica.

Per quanto riguarda il nostro Paese, la Commissione europea ha criticato il disegno economico del governo italiano, che contempla costose misure come il reddito di cittadinanza e la flat tax, che avranno un impatto negativo sul debito pubblico italiano, che si attesta a circa il 132% del Prodotto Interno Lordo (PIL), mentre il famoso rapporto tra debito pubblico e PIL non dovrebbe diminuire nei prossimi anni, come invece sarebbe auspicabile e in linea con le regole europee. Infatti, la Commissione europea calcola che l’adozione del reddito di cittadinanza avrà un valore dello 0,45% del PIL, mentre l’impatto sui posti di lavoro è tutto da vedere e anche l’uso del fondo sociale europeo da parte dell’Italia dovrebbe essere ridiscusso.

Inoltre, la Commissione europea ha espresso preoccupazione anche sui molti piani di riforma che sono bloccati o che hanno avuto un’inversione di marcia, come nel caso del sistema pensionistico, con l’approvazione della quota 100. Il rallentamento della crescita economica nel 2019, che la Commissione europea stima per l’Italia allo 0,2%, mette in dubbio la sostenibilità delle misure economiche adottate dal governo gialloverde.

L’Italia non è stato l’unico Stato membro sotto la lente d’ingrandimento della Commissione europea. Infatti, sulla base delle analisi contenute nella relazione sul cosiddetto meccanismo di allerta, la Commissione europea aveva proposto a fine 2018 che 13 Stati membri fossero oggetto di un esame approfondito nel 2019. Gli Stati membri interessati sono quelli caratterizzati da alcuni squilibri economici e precisamente: Bulgaria, Croazia, Cipro, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Svezia, ai quali si aggiungono Grecia e Romania. La Commissione europea ha individuato gli squilibri eccessivi più gravi per Cipro, Grecia e Italia, a causa dell’elevato indebitamento e della quantità di prestiti in sofferenza nelle rispettive banche.

La Francia ha tentato di riformare le sue regole fiscali, il contesto imprenditoriale e il mercato del lavoro, ma il debito pubblico riduce lo spazio fiscale disponibile per rispondere agli shock futuri e pesa sulle prospettive di crescita. Per la Grecia, il debito pubblico rappresenta il 180% del PIL, mentre il settore finanziario ellenico resta vulnerabile a causa di una grande quantità di crediti inesigibili detenuti dai suoi istituti di credito.

I crediti inesigibili sono anche il problema principale del settore bancario di Cipro, mentre il debito pubblico resta un problema per Stati come la Francia, il Portogallo e la Spagna, nonostante quest’ultima abbia goduto di una robusta crescita economica ed il Portogallo abbia ridotto i crediti in sofferenza presso i propri istituti bancari ed il proprio debito pubblico.

Infine, la Germania e i Paesi Bassi sono stati criticati dalla Commissione europea a causa del rispettivo surplus commerciale, che è un problema per i Paesi stessi e per l’area dell’euro nel suo complesso. In particolare, per l’Ufficio di statistica di Wiesbaden, relativamente ai dati del 2018, la Germania avrebbe raggiunto un surplus commerciale di 228,3 miliardi di euro. D’altronde, fin dal 2002, la Germania esporta più di quanto importa, ma dal 2010 lo fa in violazione delle regole europee che prevedono che questo rapporto non superi il 6% del PIL nella media di tre anni.

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