Roger Waters, all’ombra dei Pink Floyd

Il signor George Roger Waters, classe 1943, ha aggiunto un nuovo capitolo al suo corposo romanzo discografico

Il signor George Roger Waters, classe 1943, ha aggiunto un nuovo capitolo al suo corposo romanzo discografico. Ha la faccia consumata dal tempo e da una  vita da rockstar, ma ha ancora le idee chiare e una gran voglia di tornare a far da pontiere tra il rock primigenio e quello contemporaneo.

Era passato un quarto di secolo dal suo precedente album di canzoni, e se ha deciso di farlo era perché aveva qualcosa da dire. Innanzi tutto un interrogativo, quello che guarda caso dà il titolo al lavoro: Is this the life we really want? (È questa la vita che vogliamo davvero?). Una domanda retorica che già lascia intuire la sua personale risposta.

È in effetti un mondo ben poco desiderabile quello che canta l’ex bassista e cantante dei Pink Floyd: un mondo devastato nella natura e nei suoi valori universali, un mondo in ostaggio di guerrafondai, masnadieri e faccendieri d’ogni risma, un mondo derelitto e malato per i cui abitanti il Nostro non ha che una terapia: l’amore, da intendersi nelle sue infinite e quasi sempre privatissime sfaccettature.

Quanto alla musica, com’era inevitabile, l’imprinting dei Pink risulta evidente, e tra i solchi di queste nuove ballads enfatiche emergono i fantasmi della sua vecchia band e di tante pietre miliari che ne hanno segnato il percorso: dal sempiterno Wish you were here fino a The Wall.

Col contributo essenziale di Niegel Goldrick – già al servizio dei Radiohead, band in qualche modo riconducibile all’imprinting stilistico floydiano –, Waters avvolge l’ascoltatore di atmosfere crepuscolari, compresse tra le derive del presente e le angosce di un futuro apocalittico, ma temperate da quella malinconica dolcezza che segnava anche le canzoni degli anni più pop  dell’epopea  del “rosa fluttuante”. Il risultato è un concept-album stimolante nei contenuti quanto suggestivo nei suoni: non solo non sfigurerà nel suo curriculum, ma sembra  fatto  apposta per regalare alle sempre nutritissime centurie dei fan cascate d’ambrosia e una nuova razione di vibrazioni emozionali.

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