Il mondo in uno scatto

Continua il boom della fotografia. Si moltiplicano le mostre. Di grandi nomi come di giovani emergenti. Alle gallerie prestigiose e alle istituzioni museali, che ospitano importanti rassegne, spesso si affiancano iniziative più piccole di enti locali e associazioni culturali, non meno importanti. Fatto è che cresce l’offerta. Solo per fare due esempi, Roma ha ospitato il I° Festival Internazionale di Fotografia, dislocato in più di cinquanta spazi espositivi, inclusa la metropolitana e la Stazione Termini; e a Milano, allo Spazio Oberdan, si è appena chiusa la prima Biennale di Fotografia Africana. Il pubblico risponde con molta partecipazione. Forse perché la fotografia in parte è legata all’attualità, e i densi avvenimenti degli ultimi anni hanno contribuito a risvegliare un forte interesse verso i reportage. Ma anche per la peculiare caratteristica del linguaggio fotografico. La gente vi riscopre immagini in cui si rispecchia. E poi la fotografia, oltre che avere dignità di arte, è la memoria storica di quello che siamo: risponde al desiderio di ritrovare emozioni e sentimenti che in fondo riguardano la vita di tutti. Fra le numerose mostre ne abbiamo scelte tre. BIENNALE AFRICANA La rassegna proveniente da Dakar ci ha certamente permesso di spazzare via qualche pregiudizio culturale, offrendoci un’Africa vista da dentro, con i suoi stessi occhi. Non più, e solamente, identificata con la sua povertà, le violenze, gli aiuti umanitari o con la propria esotica bellezza. I diciotto autori, provenienti da varie nazioni, esprimono le tendenze contemporanee africane attraverso linguaggi visuali personalissimi e di grande qualità tecnica: immagini che, se ancora ce ne fosse bisogno, restituiscono dignità anche artistica al continente nero. FRANCO FONTANA La mostra descrive un viaggio di più di 4 mila chilometri sulla Route 66, che va da Chicago a Los Angeles attraversando otto stati. Considerata “monumento nazionale”, è la strada più famosa d’America, definita “Mother Road”. Per questa strada hanno viaggiato – arricchendo una letteratura on the road, e facendo fiorire miti musicali e cinematografici – Jack Kerouac, John Steinbeck, Woody Guthrie, Nat King Cole, John Ford. Il grande fotografo emiliano l’ha percorsa in 156 scatti. Ricordano le immagini di Scritto nel West di Wim Wenders, anch’esse straordinaria documentazione delle tracce e dei segni lasciati dall’uomo nel mitico West americano, nonché del dissolversi di quel mondo. Come già altri fotografi glob trotter, pure Fontana immortala insegne pubblicitarie, pompe di benzina, villaggi fantasmi, case e motel, visti come reperti di “archeologia industriale”. Le forme e i colori, i tagli e le inquadrature, tipiche del suo stile, evocano l’atmosfera di luoghi apparentemente abbandonati; in realtà animati da presenze suscitate dal nostro sguardo. Quelle che solo la fotografia di un maestro sa suscitare. Franco Fontana. Route 66. Reggio Emilia, Palazzo Magnani, fino al 4/8 (catalogo Skira). FERDINANDO SCIANNA “Le fotografie non restituiscono “ciò che è stato”, piuttosto ripropongono in una sorta di lancinante presente ciò che non è più”. Da questa affermazione dello stesso Scianna nasce la mostra – e un bellissimo libro – del sessantenne fotografo siciliano: 390 immagini in bianco e nero, tutte inedite, dedicate al suo paese natio, Bagheria. Scattate prima ancora che Scianna intraprendesse l’attività che lo ha poi reso famoso in tutto il mondo, giacevano conservate in una scatola di legno. Riportarle alla luce ha avuto il merito di ricordare non solo lui, ma tutto un mondo scomparso. Si guardano come se si sfogliasse un album di famiglia. Sono volti, piazze, gente, feste, scene di vita dell’amataodiata Bagheria. Un variegato affresco d’umanità accompagnato da pensieri sparsi, nomi e proverbi, aneddoti e didascalie: frammenti della memoria ricomposti nel tentativo – affascinante e dal sapore nostalgico – di ricostruire la propria infanzia e adolescenza “in quel tempo e in quel luogo”. Parola e immagine, pur indipendenti, trovano una poetica simbiosi, un diverso modo di raccontare di sé che arriva dritto al cuore. “Solo chi ha un villaggio nella memoria può avere un’esperienza cosmopolita ” si legge in una frase di Ernesto De Martino, all’inizio del libro. Forse per questo Scianna, nel ritorno alle sue radici, e ai ritrovamenti dentro lo scrigno della sua memoria, vi ha scoperto un luogo dell’anima. Quelli di Bagheria. Lugano, Galleria Gottardo, fino al 24/8.

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