Genova un anno dopo

Il capoluogo ligure ricorda il crollo del ponte Morandi. Dalla demolizione del vecchio viadotto alla costruzione della nuova opera ideata da Renzo Piano

 

Un anno fa alla vigilia di Ferragosto, quando tutti o quasi avevano rallentato il ritmo del lavoro, quando chi già era in vacanza e chi immaginava di permettersi qualche giorno in “santa pace”. Quando anche la città di Genova, con tutto il suo carico di attività e di mercanzie portuali e ferroviarie entrava in giornate di ferie più che meritate per tutti. Quando si aspettava il sole, il cielo terso e invece sulla città imperversava un temporale da spavento per i tuoni e i lampi e soprattutto per la pioggia diluviante, proprio quella mattina, di un anno fa il 14 agosto, un pauroso boato alle 11.36 attraversò la città e annullò ogni pensiero, ogni intenzione, ogni sogno. Ogni vacanza. Era crollato il Ponte Morandi. Là sotto c’erano 43 persone, schiacciate da tonnellate di cemento armato. Soffocate, dilaniate. Distrutte come le loro famiglie, come i loro parenti. Come, è il caso di dirlo, ogni abitante di Genova. Funerali di stato, non per tutti. Indagini, accuse, rivendicazioni. Passerelle infinite di politici giunti da Roma che assieme ai locali, assicurano, promettono, garantiscono. Discorsi e commemorazioni e poi ancora discorsi. E puzza, tanta puzza, di business, Regione e Comune sono oltre metà mandato. Le elezioni: già queste nell’era dell’apparire, promettere e poi non farsi trovare più, sono un rischio spaventoso. Ma fanno gola. Per fortuna ciò in parte si è evitato. Almeno finora. Anche se certe promesse non erano credibili fin da subito e i cittadini della Lanterna l’avevano capito immediatamente.

Un anno dopo Genova, la città, la sua gente, guarda ancora là dove un tempo, sopra il torrente Polcevera troneggiava quel viadotto possente ma con i piedi d’argilla. Guarda e aspetta di scorgere i pilastri del nuovo viadotto. Là sotto l’Ati di costruttori composta da Fincantieri, Salini Impregilo e Italferr, stanno lavorano e i primi nove pilastri stanno salendo centimetro dopo centimetro. Già ci sono pezzi del nuovo ponte che utilizzerà 67 mila metri cubi di calcestruzzo armato con 9 mila tonnellate di acciaio. L’intera travata sarà lunga 1067 metri, sorretti da 18 pile ellittiche in cemento armato, 80 mila metri cubi di scavi, 9 mila tonnellate di acciaio per le armature e 15 mila quelle per la carpenteria metallica e saranno usati 67 mila metri cubi di calcestruzzo.

Ma la gente di Genova quest’anno l‘ha vissuto proprio male. Per le aziende genovesi la seconda parte del 2018 segna numeri in calo: -2,2% il fatturato Italia dell’industria e -1,4% quello della logistica; il porto ha visto calare del 5,4% il traffico contenitori. Dati che arrivano dagli uffici di Confindustria Genova. Segno negativo anche sulle prospettive per i primi sei mesi del 2019. Tutte le voci sono in calo, tranne l’occupazione in leggera crescita, ma va male per industria e servizi – 1%, ordini, esportazioni -0,9% –. I dai dati Inps dell’Osservatorio sul precariato dicono che la Liguria ha perso oltre 5mila contratti di lavoro dipendenteSecondo un’indagine di Conftrasporto-Confcommercio, realizzata in collaborazione con Isfort, il crollo del ponte Morandi ha comportato un allungamento di 120 Km per l’attraversamento di Genova da Levante a Ponente e di 70 Km in senso inverso, che ha generato un incremento dei costi pari a 568.500 euro ogni giorno, di cui l’80% a carico delle imprese di trasporto e il 20% delle aziende produttrici che si servono di mezzi propri. Secondo Conftrasporto, l’incremento di un’ora nei tempi medi di percorrenza causata dalla congestione del traffico genera un aumento di costi per i circa 4mila camion che entrano ed escono ogni giorno dal porto di Genova pari a 265.200 euro, mentre per i 31.500 veicoli pesanti che attraversano la città il costo aggiuntivo è di 2,08 milioni di euro.

L’amministrazione comunale e quella regionale hanno fatto miracoli per limitare al minimo i danni all’economia, aprendo nuove strade, allargandone altre, creando by-pass per snellire il traffico.  E poi c’è la Val Polcevera, con Bolzaneto e le vie ormai famose che di nome fanno Porro, Fillak, e i quartieri sopra i quali passava il Morandi che di nome fanno Sampierdarena e Cornigliano: tanti ancrsa gli sfollati, tanti negozi chiusi, troppe case vuote, ed esercizi pubblici col cartello “affittasi”.  La bassa Valpolcevera muore a fuoco lento, assieme ai suoi quartieri. La città sente oggi come un anno fa questa ferita che continua a segnare i suoi abitanti, perché i suoi abitanti si sentono comunità, sentono loro questa tragedia. Per questo Genova, la Superba,  ha reagito e continuerà a reagire. Ma davvero questa ferita è stata profonda e nessuno si sente risparmiato. 

Per ricordare il primo anniversario del crollo del Morandi il prossimo 14 agosto arriveranno le massime cariche dello Stato. Il sindaco vuole che sia all’insegna della sobrietà nonostante la presenza del governo e soprattutto del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del premier Conte e di diversi ministri.

 

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