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Persona e famiglia > Noi due

C’è un modo per separarsi bene?

di Serena Scotto d’Abusco

- Fonte: Città Nuova

Le esigenze e i bisogni all’interno della coppia cambiano, quindi anche il rapporto deve evolvere. Ma se alla fine ci si separa, l’importante è non attribuire all’altro l’intera responsabilità della fine del rapporto. Un rapporto di coppia può fallire, l’importante è che non fallisca la famiglia. Qualche suggerimento pratico

Nel corso della vita di coppia può accadere di vivere l’esperienza della separazione. Pur avendocela messa tutta, ed avendo cercato in ogni modo di recuperare un rapporto di coppia in crisi, può non essere possibile rimanere insieme.

La separazione di una coppia è uno degli eventi più stressanti della vita di una famiglia. Richiede una riorganizzazione generale che riguarda sia cose pratiche, cercare nuove case, ristabilire equilibri economici, ecc., sia componenti più emotive e psicologiche: riadattarsi nella nuova condizione di single, elaborare un distacco ed una perdita legata all’idea di coppia e famiglia che si aveva e al progetto di vita che era stato costruito.

Ogni separazione è diversa, ma di solito quando si arriva a questa decisione, sebbene spesso accada che non sia una scelta condivisa, le cause che l’hanno generata sono da ricercarsi all’interno dei comportamenti di entrambi i coniugi. È semplicistico e fuorviante dare la responsabilità del fallimento della relazione di coppia ad una sola persona. È un pensiero che spesso fa rimanere bloccati all’interno di un qualcosa di non elaborato, che alimenta conflitti anche per anni, crea un clima di ostilità e, fin quando non si arriva ad una piena consapevolezza di cosa non ha funzionato, è difficile che si riesca a voltare pagina in maniera autentica.

Un primo momento di rabbia, tristezza, sconforto è assolutamente comprensibile. Soprattutto se si è la parte più lesa da un punto di vista pratico e se si è stati traditi e umiliati. È normale provare emozioni molto negative, ed è legittimo anche esprimerle e ricercare un sostegno sociale e familiare. Successivamente però, bisognerebbe capire cosa realmente ha contribuito al fallimento di quella coppia. Lo psicologo e psicoterapeuta Vittorio Cigoli parla di due tipi di patti che una coppia stabilisce nel momento in cui si forma: un patto esplicito ed uno implicito.

Il patto esplicito è quello che due partner verbalizzano all’altro in maniera più o meno consapevole e che in qualche modo li trova in accordo e che fa sì che la coppia intraprenda tutta una serie di scelte. Poi si ha un patto più implicito che di solito, non soltanto non viene verbalizzato all’altro ma spesso nemmeno a sé stessi. È un patto più inconscio, più segreto, derivante da bisogni personali che si cerca di soddisfare attraverso l’altro ma senza esserne pienamente consapevoli. Spesso questi patti possono fallire.

La vita evolve, le esigenze ed i bisogni cambiano, dunque è normale e fisiologico che anche il patto tra due coniugi sia in evoluzione e debba essere costantemente rilanciato. Si pensi per esempio alla nascita del primo figlio. In quel contesto, se ci troviamo dinanzi ad una coppia che aveva basato il proprio legame su un patto che richiedeva un pieno accudimento reciproco, con la nascita del bambino, ci si troverà probabilmente dinanzi ad un fallimento perché l’accudimento tra i due adulti non potrà più essere di tipo esclusivo. In quel caso la coppia ha due possibilità: provare a rilanciare il patto, creandone uno nuovo più adatto e in linea con le esigenze attuali, oppure potrà restare imbrigliata all’interno di quel fallimento e non riuscire a ripartire.

Dunque dinanzi ad una crisi è necessario chiedersi: quale parte del patto di coppia è fallito o sta fallendo? Quali bisogni io speravo di soddisfare all’interno della mia relazione di coppia che invece non sono stati soddisfatti? Cosa si può fare per rilanciare quel patto di coppia e crearne uno nuovo?

E se non dovesse essere possibile fare nulla perché magari l’altro ha già deciso, o ci troviamo dinanzi ad altri tipi di impedimenti, la cosa migliore è comunque porsele queste domande per evitare di attribuire all’altro l’intera responsabilità della fine del rapporto. Non è quasi mai così.

Se il rapporto si costruisce in due dall’inizio, fallisce sempre in due. Questo è punto necessario da chiarire sia per evitare di ripetere gli stessi errori anche in futuro all’interno di altre eventuali relazioni riproponendo copioni relazionali che non possono rendere felici, sia per evitare quelle rabbie e quei conflitti ripetuti che generano ansie, malesseri e distruggono tutto quello che di positivo si è costruito nei tanti anni insieme.

Un rapporto di coppia può fallire, l’importante è che non fallisca la famiglia, soprattutto laddove ci sono dei figli. Ci si può separare da un partner ma l’importante per il proprio benessere e quello dell’altro, è elaborare quell’esperienza, puntare a comprenderla, ricordarsi del perché si è scelta quella persona, giungere ad un autentico perdono verso i propri errori e verso gli errori dell’altro.

Solo così si potrà tutelare una genitorialità condivisa e responsabile, si potrà superare la rabbia e andare avanti nella vita con più consapevolezza e serenità.

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