Elezioni Parlamento Europeo, 13 domande verso il voto di giugno

Una guida ad alcuni temi decisi per il futuro dell’Unione europea proposta dal Movimento politico per l’Unità Europa. Analisi e domande aperte per promuovere un reale dibattito in vista del voto di giugno
Europa. Spazio David Sassoli a Roma ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Serve a poco lamentarsi della scarsa partecipazione elettorale, sempre più latitante addirittura a livello locale, se non si alimenta un reale dibattito competente a partire da questioni concrete che toccano la vita della gente, il loro presente e futuro. È quello che cerca di fare il Movimento politico per l’Unità a livello europeo proponendo l’analisi di alcuni punti nodali sollecitando risposte nel merito in un dialogo esigente e aperto a tutti, senza scorciatoie o sintesi di comodo.

Un estratto di alcune di tali questioni sarà pubblicato nel numero di maggio di Città Nuova rimandando al questo sito quotidiano web cittanuova.it per seguire le domande sollevate con attenzione particolare all’urgenza dell’impegno per la pace in un contesto sempre più segnato dalla “guerra mondiale” a pezzi indicata con preveggente realismo da papa Francesco e oggetto di un’analisi approfondita del Mppu Europa resa pubblica nel novembre 2023. Cfr qui.

  1. Conferenza sul futuro dell’Europa, partecipazione dei cittadini

La Conferenza sul futuro dell’Europa ha concluso i suoi lavori nel maggio 2022 con la presentazione di 49 proposte dei cittadini europei alle istituzioni europee. Un esempio straordinario e unico al mondo di partecipazione democratica. Sappiamo che, una volta consegnato alle istituzioni, il dossier è stato affrontato dal Parlamento, che lo ha sostenuto, e dalla Commissione, ma non ancora dal Consiglio. Cosa propone il suo gruppo per dare attuazione alle proposte dei cittadini europei e per migliorare i meccanismi di partecipazione diretta cittadina?

  1. Riforma dei trattati e allargamento dell’Unione

Diversi Paesi balcanici e dell’est europeo, inclusa l’Ucraina, hanno presentato richiesta di ammissione all’UE. Tuttavia gli attuali meccanismi istituzionali previsti dai trattati – come l’unanimità, l’iniziativa legislativa affidata alla Commissione, invece che al Parlamento, il Consiglio bloccato da vari veti continui anziché al Parlamento, ecc. – rendono difficile una gestione efficace dell’Unione a 27, immaginiamo molto più difficile quella di una unione con più di 35 membri. Come propone il suo gruppo di gestire le richieste di allargamento garantendo democraticità ed efficienza di funzionamento delle istituzioni europee?

  1. Dialogo interno all’UE

La grande diversità presente nell’Unione Europea è una ricchezza, ma complica anche la governance e la definizione di ciò che può costituire “il bene comune dell’Unione”, dei valori e dei diritti che dovrebbero ispirare il lavoro verso un’Europa sempre più integrata. Da tempo esistono problemi di comprensione tra alcuni Stati membri e le istituzioni dell’Unione, nonché grandi differenze nell’affrontare problemi che riguardano tutti. Quali misure propone il suo gruppo per promuovere la conoscenza, la comprensione e il dialogo tra gli Stati membri e tra questi e le istituzioni europee?

  1. Politica estera comune

Gli equilibri geopolitici globali stanno mutando rapidamente. L’ordine mondiale a guida statunitense è finito ed assistiamo a una ricerca dell’egemonia, in particolare economica, fra le tre grandi potenze USA, Cina e Russia, nella quale giocano un ruolo anche altri Paesi emergenti. I singoli Paesi europei – da soli – non hanno capacità di partecipare alla costruzione di un nuovo equilibrio globale. L’Unione Europea nasce dalla ricerca dell’unità nella diversità. Ritiene possibile una vera politica estera comune europea che esprima questa matrice valoriale e che porti alla valorizzazione reciproca tra Stati, libera dai vincoli e influenze esterni? Se sì: cosa propone il suo gruppo per arrivarci? Se no: come il suo gruppo ritiene che i Paesi UE possano affrontare il nuovo scenario?

  1. Politica di sicurezza comune

In questa nuova competizione geopolitica globale, ormai dal 2012 gli USA non considerano più prioritaria la difesa della regione europea quanto piuttosto quella dei propri avamposti nell’Indopacifico per contrastare l’ascesa cinese, e stanno invitando a più riprese l’Unione Europea ad occuparsi autonomamente della propria sicurezza e difesa. Secondo il suo gruppo, quale posizione dovrebbe assumere l’UE in questo nuovo scenario? Ritiene possibile una difesa comune europea? E in quale modo?

  1. Guerra e pace

Il sistema multilaterale di dialogo e negoziazione nelle relazioni internazionali basato sulle Nazioni Unite viene sempre meno riconosciuto e sempre più sostituito dalla legge del più forte, con una veloce corsa al riarmo da più parti. Anche l’UE, nata con il perseguimento della pace nel proprio DNA, sembra orientarsi più verso il riarmo che a spendersi incessantemente per essere protagonista nel mediare le condizioni per la pace. Qual è la posizione del suo gruppo su questo tema? Se il suo gruppo ritiene che l’UE debba lavorare per rafforzare la pace, con quali misure dovrebbe farlo? Il suo gruppo sarebbe favorevole a un rafforzamento delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni internazionali per la prevenzione e la risoluzione dei conflitti?

  1. Corpo Civile Europeo di Pace

Già dal 1995 era prevista l’attuazione del Corpo Civile Europeo di Pace, ad es. con la formazione e l’invio di specialisti civili per attuare misure pratiche per la pace, quali mediazione, distribuzione di informazioni imparziali, attenuazione degli effetti dei traumi e ripristino di un clima di fiducia fra i belligeranti, aiuti umanitari, reintegrazione, riabilitazione, istruzione, nonché monitoraggio e miglioramento della situazione dei diritti umani [Risoluzione del Parlamento europeo sulla comunicazione della Commissione sulla prevenzione dei conflitti (COM(2001) 211 ) – C5-0458/2001 – 2001/2182(COS) : https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-5-2001-0702_IT.html?redirect#def_1_1 ].

Il suo gruppo intende sostenere questa proposta? Se sì, come? Se no, per quali ragioni?

  1. Clima e proteste

La situazione dei cambiamenti climatici e la crisi ambientale sono drammatiche, secondo la scienza, ed è di fondamentale importanza agire il più rapidamente possibile per mitigare o attenuare gli effetti del riscaldamento globale. Molte persone stanno esprimendo la propria protesta con gesti plateali chiedendo di essere ascoltati. Il suo gruppo ritiene che esista un’urgenza climatica? Se si, quale priorità ha rispetto alle altre questioni di cui l’UE dovrebbe occuparsi e come si concilia con le problematiche del lavoro e dell’utilizzo delle risorse naturali? Quali misure il suo gruppo metterebbe in atto se fosse alla guida dell’Unione nei prossimi cinque anni?

  1. Dipendenza energetica e transizione ecologica

A seguito della guerra russa in Ucraina, di colpo molti nell’UE si sono resi conto di una forte dipendenza energetica dell’Unione, non solo dalla Russia ma in generale anche dalle fonti fossili. Il suo gruppo ritiene che l’UE debba perseguire l’indipendenza energetica da Paesi esteri? Se si, in che modo? Che tipo di politiche energetiche dovrebbero essere attuate in via prioritaria, secondo il suo gruppo, per affrontare il problema delle nostre società ad alta intensità energetica? Ritiene che l’UE debba rendere il proprio sistema produttivo, abitativo e dei trasporti indipendente dalle fonti fossili? Se si, in che modo? Se no, come vede il futuro?

  1. Migrazioni

Da più di dieci anni il fenomeno migratorio verso l’Europa si è intensificato e le dinamiche geopolitiche e demografiche globali lasciano intendere che continuerà ad intensificarsi. L’Europa lo affronta con un approccio, quello del Regolamento di Dublino, la cui impostazione di fondo risale al 1990, quando il mondo era tutt’altro. Ancora oggi esso scarica sulle spalle di pochi Paesi di confine dell’Unione la responsabilità e il carico di gestire il fenomeno, mentre gli altri Paesi membri, secondo il nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo, possono scegliere se accogliere una parte dei flussi migratori o finanziare l’accoglienza nei Paesi di frontiera.

Si insiste sul voler contrastare l’immigrazione irregolare mentre le modalità regolari di accesso all’Unione da parte di cittadini di Paesi a basso reddito sono molto limitate e restrittive, anche per i richiedenti asilo politico. Quali proposte ha il suo gruppo per la gestione del fenomeno migratorio? Lo ritiene un’emergenza a cui porre fine o una dinamica da gestire, e in che modo? Cosa pensa delle soluzioni adottate con il nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo recentemente approvato?

  1. Tecnologie digitali e povertà relazionale

Un recente documento del Senato della Repubblica Italiana sull’impatto del digitale sugli studenti e sull’apprendimento, che recepisce numerosi studi scientifici, ha dimostrato che gli effetti delle tecnologie digitali sul sistema neuro-psichico dei giovani sono del tutto equiparabili a quelli dell’assunzione di sostanze stupefacenti (Cfr. documento approvato il 9/6/2021 dalla 7° Commissione Permanente del Senato, a conclusione dell’indagine conoscitiva sull’impatto del digitale sugli studenti).

Del resto, è visibile come le nuove generazioni, facendo sempre più uso di tecnologie digitali personali e reti sociali virtuali, coltivino sempre meno le relazioni interpersonali reali, perdendo progressivamente contatto con gli esseri umani e la vita sociale. Le società europee sono tra le più esposte a questo fenomeno e assistono ad un rapidissimo impoverimento sociale e relazionale. Il rafforzamento di fenomeni di violenza giovanile e razzismo, come l’indebolimento della coesione sociale nei nostri Paesi sono alcune delle conseguenze. Il suo gruppo ritiene questo un tema di cui l’UE debba occuparsi? Quali proposte farebbe a questo riguardo? Trova che incentivare il volontariato attraverso il Corpo Sociale Europeo possa contribuire ad arricchire la dimensione sociale e relazionale?

  1. Intelligenza artificiale e centralità dell’uomo

Il rapido avanzamento tecnologico, l’esplosione nell’utilizzo delle tecnologie digitali e in particolare dell’intelligenza artificiale pongono la domanda sul ruolo che esse hanno nella costruzione e sviluppo dell’uomo e della nostra società e sulla protezione dei diritti e della dignità delle persone, così come della democrazia. L’Unione Europea si sta dotando di strumenti, anche legislativi, per affrontare questo problema, come il recente Digital Package e il Regolamento sull’intelligenza artificiale, che vanno ad integrare altri preesistenti come il Regolamento generale sulla protezione dei dati personali.

Pensa che questi strumenti siano efficaci e le risorse allocate sufficienti per proteggere individui e società? Data la dimensione planetaria del problema, come vede il ruolo dell’Unione Europea nell’ambito di consessi internazionali come quelli delle Nazioni Unite, che stanno andando verso l’adozione di un Digital Compact?

  1. Economia e giustizia sociale

Negli ultimi 15 anni la ricchezza complessiva nell’UE ha continuato ad aumentare, sebbene a ritmo ridotto, tuttavia i benefici di questo progresso non sono distribuiti equamente né tra i Paesi UE né tra i cittadini al loro interno. Mediamente i salari sono aumentati ma di pari passo sono cresciute anche le disuguaglianze fra i cittadini, soprattutto dopo la crisi finanziaria del 2008 e la crisi sanitaria del 2020-22, con i redditi alti in aumento e quelli bassi in calo o in aumento più ridotto.

In 11 Paesi su 27 l’indice di Gini che misura le disuguaglianze è cresciuto significativamente rispetto al 2012, specie nei Paesi dell’Est Europa. Nonostante questo, esistono nell’Unione Paesi con una fiscalità molto agevolata, paragonabile a quella di paradisi fiscali. Quali politiche di giustizia economica e sociale il suo gruppo propone di adottare a livello europeo? Cosa ne pensa per esempio dell’armonizzazione della tassazione e dell’introduzione di un salario minimo comune europeo?

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