Caos costumi: serve chiarezza

Non si placano le polemiche sui nuovi indumenti. Anche gli atleti azzurri, che ai Mondiali possono ben figurare, chiedono una svolta.

«Tutti devono essere messi nelle stesse condizioni, io personalmente non sono preoccupato». L’affermazione è di Michael Phelps, stella annunciata dei prossimi campionati del mondo degli sport acquatici (2.800 rappresentanti di oltre 180 Paesi si sfideranno a Roma dal 17 luglio al 2 agosto).

 

Già, lui non è preoccupato. Phelps, il più vincente di sempre nella storia dei Giochi olimpici moderni, è un ragazzo dotato di un talento immenso ma, in una disciplina “alterata” nell’ultimo anno dall’uso di strumenti e materiali sempre più sofisticati, il talento da solo potrebbe non bastare più. E lui lo sa bene…

Non a caso dietro i suoi successi c’è anche altro. Il suo primo costume, ad esempio, fu creato avvalendosi della consulenza di un esperto in dinamica dei liquidi e di un conoscitore di squali del Museo di storia naturale di Londra, mentre per l’ultimo ha collaborato anche la Nasa! Già, in tema di costumi Michael e il suo staff sono stati tra i precursori di quella “rivoluzione tecnologica” senza precedenti che ha caratterizzato negli ultimi mesi questo sport. Stravolgendolo.

 

Poliuretano e neoprene, questi sono i materiali sulla bocca di tutti gli addetti ai lavori. Da quando alcune case produttrici hanno cominciato a sfidarsi, a copiarsi, trasformando il costume da semplice indumento in un vero e proprio attrezzo, non si parla d’altro. Risultato? Oltre 100 record del mondo battuti in pochi mesi, prestazioni personali sensibilmente migliorate da parte di tutti i nuotatori. Insomma, una piccola rivoluzione. I nuovi costumi, quasi interamente realizzati utilizzando questi materiali che producono bolle d’aria tra il doppio strato di tessuto ed il corpo dell’atleta favorendone la galleggiabilità, hanno cambiato il mondo del nuoto, rendendo l’uomo un po’ più simile agli squali.

 

«Noi nuotatori siamo schiavi delle decisioni altrui», afferma il nostro Filippo Magnini, due volte campione del mondo nei 100 stile libero. «La federazione internazionale ha fatto molti errori sui costumi: prima li ha autorizzati, poi vietati, ora di nuovo omologati. Ha cancellato alcuni record, altri no. Per il bene del nuoto sarebbe giusto tornare allo slip, perché altrimenti è chiaro che i nuovi costumi favoriscono alcuni nuotatori, annullando la tecnica e l’acquaticità di ogni singolo atleta».

I dubbi scientifici effettuati per verificare il grado di galleggiabilità dei nuovi body di ultima generazione (che hanno un unico effetto collaterale: alle volte si rompono!), rimangono. In attesa che venga fatta chiarezza, e soprattutto che da gennaio entrino in vigore le nuove norme (si dovrebbe tornare ai costumi tradizionali con “solo” il 50 per cento di poliuretano), regna la confusione. E ad ogni nuovo record ci si chiede: solo merito del campione o anche di quel particolare costume che indossa?

 

«Penso sia ora che nel nuoto si torni a parlare solo di atleti, invece che di costumi», è il parere di Federica Pellegrini, oro a Pechino 2008 nei 200 stile libero. C’è, in quasi tutti gli atleti, il desiderio che si faccia un passo indietro per tornare a dare credibilità ad una disciplina che negli ultimi anni ha regalato tante soddisfazioni ai nostri colori. E promette di regalarcene ancora. Perché lo spirito di emulazione nei confronti di fuoriclasse come Filippo e Federica ha provocato un boom di iscrizioni in piscina, soprattutto tra i giovanissimi.

Certo, avere un buon potenziale su cui lavorare è importante, ma non assicura risultati. Perché considerando le poche risorse finanziarie che gravitano attorno al mondo del nuoto azzurro, occorrono passione, professionalità e tantissimo impegno per provare a rimanere ai vertici mondiali. Ecco allora che alcuni club si sono dati un’organizzazione curata nei minimi particolari supportando al meglio gli atleti di punta, ma non dimenticando i giovani, attraverso progetti che vedono coinvolti ormai da anni centinaia di bambini seguiti sin dalle prime bracciate e poi aiutati a crescere.

Questo, unito ad un altrettanto evidente progresso nelle metodologie di allenamento applicate dai tecnici, ha permesso di far migliorare tanti ragazzi destinati a diventare protagonisti nel quadriennio che porterà alle Olimpiadi di Londra del 2012. Qualche nome? C’è solo l’imbarazzo della scelta. Si va dalle sedicenni Ilaria Scarcella e Silvia Di Pietro, ai ventenni Marco Belotti e Damiano Lestingi, da Marco Orsi a Mirco Di Tora, da Elena Gemo a Martina Carraro. Insomma, il nuoto azzurro è vivo più che mai. Grazie anche a giovani determinati e veloci. Non solo per merito dei nuovi costumi.

 

Mondiali in acqua

 

Gare da non perdere

 

Oltre alle gare di nuoto (dal 26 luglio al 2 agosto), ai Mondiali romani vedremo anche nuoto sincronizzato (dal 18 al 25 luglio), nuoto in acque libere (al Lido di Ostia dal 19 al 25), tuffi e pallanuoto.

Nei tuffi (dal 17 al 25) tutta l’attesa del pubblico italiano è per Tania Cagnotto. La finale della sua gara più attesa (trampolino) è prevista per il 21 luglio. Curiosità anche per vedere all’opera i fantastici atleti cinesi. Tra di loro, forse, ci sarà anche Li Shixin, primo uomo capace di realizzare il quadruplo e mezzo carpiato dal trampolino.

Nella pallanuoto le squadre azzurre cercheranno di ben figurare al cospetto di altre formazioni che, al momento, sembrano più attrezzate delle nostre (in particolare in campo maschile sarà l’Ungheria la squadra da battere). Le partite dei gironi preliminari cominceranno il 19 luglio, la finale femminile è in programma il 31, quella maschile il 1 agosto.

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