Azionisti critici, asse Roma Berlino

Intervista a Tommy Piemonte della Bank für Kirche und Caritas che, assieme a Banca etica, è intervenuta nell’assemblea dei soci della tedesca Rheinmetall per chiedere la riconversione della produzione di bombe nello stabilimento italiano della Rwm. Strategie e sfide di una banca orientata al pensiero sociale cristiano

A fine maggio 2019 si è riunita a Berlino l’assemblea dei soci della Rheinmetall Defence, la multinazionale tedesca che controlla la Rwm Italia, con sede a Ghedi (Brescia) e stabilimento a Domusnovas, vicino Cagliari, dove vengono assemblate le bombe Mk80 destinate al determinato committente saudita, impegnato in un conflitto in Yemen che coinvolge pesantemente la popolazione civile.

Oltre all’italiana Fondazione Finanza Etica, anche la banca cattolica tedesca BKC ha deciso di intervenire in assemblea e chiamare i vertici della grande società a rendere ragione delle proprie scelte strategiche. I manager tedeschi, infatti, osservano l’embargo temporaneo all’invio di armi dalla Germania con destinazione Arabia Saudita, ma continuano la fornitura di bombe alla coalizione saudita attraverso la loro controllata italiana.

L’apparente contraddizione non ha smosso la dirigenza tedesca che ha confermato la perfetta legalità del proprio operato, visto che le autorità italiane continuano a restare inerti. Anche le proteste di decine di altri attivisti che hanno cercato di contestare rumorosamente l’operato della multinazionale, senza passare per la formale partecipazione all’assemblea dei soci, sono state zittite con l’intervento della vigilanza privata. Tutto in ordine, dunque. Ma restano a verbale le domande puntuali delle due banche “anomale” che rappresentano un collegamento forte tra la società civile tedesca e quella italiana, come è emerso nel seminario promosso lo scorso primo marzo a Roma nelle aule dei gruppi parlamentari della Camera dei Deputati.

Cerchiamo perciò, in questo asse alternativo tra Roma e Berlino, di conoscere meglio il percorso della  tedesca Bank für Kirche und Caritas (BKC), intervistando Tommy Piemonte, che riveste il compito di responsabile della “ricerca strategica sulla sostenibilità”.

Che dimensioni raggiungete in termini di raccolta e presenza sul territorio?
La Bank für Kirche und Caritas (BKC) (“Banca per la Chiesa e la Caritas”) è stata fondata nel 1972 come istituzione di auto-aiuto per le parrocchie, le istituzioni caritative della Chiesa e i loro dipendenti ed ha la sua sede a Paderborn, nella regione della Renania Settentrionale -Vestfalia.  La nostra banca è sostenuta dai suoi oltre 1.300 soci. Circa tre quarti dei quali sono parrocchie e istituzioni caritative ecclesiastiche e il resto è costituito da privati. Il totale di bilancio ammonta a 5,1 miliardi di euro e abbiamo oltre 130 dipendenti. Uniamo in modo unico i punti di forza tradizionali di una banca cooperativa, che dispone di un’ampia gamma di servizi e risorse specifiche, con la conoscenza di una banca specializzata esclusivamente per le istituzioni caritative cattoliche, ecclesiastiche e fondazioni di solidarietà.

Cosa fa una banca “cattolica” nella più forte economia del continente?
Siamo tra i pionieri nel mercato tedesco degli investimenti sostenibili. Come banca basata su valori cristiani abbiamo adottato già nel 2003 i nostri investimenti e prodotti bancari secondo una strategia di investimento etico-sostenibile integrando criteri ambientali, sociali e della governance (ESG). I parametri  ESG si basano sul insegnamento sociale cattolico, come la protezione della vita umana, la pace, la giustizia e la creazione. Come “Banca per la Chiesa e la Caritas” siamo convinti che il nostro impegno e la nostra strategia aziendale supportino i processi verso uno sviluppo sostenibile. Per i clienti il nostro impegno costituisce una garanzia nella gestione delle loro finanze secondo un orientamento cristiano capace di incidere sulle scelte strategiche di investimento.

Da quando avete deciso di fare azionariato critico presso le multinazionali?
Ovviamente adottiamo criteri ben precisi che portano ad escludere certi settori per dare priorità ad attività meritevoli di investimento, ma il criterio etico-sostenibile comporta anche la possibilità del cosiddetto “engagement”(coinvolgimento, ndr) con cui BKC afferma la sua influenza come investitore nelle aziende incoraggiandole a orientare le loro scelte. In concreto operiamo attraverso due canali. Da un lato, abbiamo giá da tanti anni esternalizzato l’engagement relativamente ad alcuni dei nostri investimenti ad un fornitore di servizi esterno con una vasta esperienza in materia di sostenibilità. Dall’altro lato interveniamo nel dialogo con le aziende anche esercitando il diritto di voto come soci insieme ad altri investitori istituzionali attraverso la rete internazionale “Shareholders for Change” (SFC), nata nel 2017, di cui siamo cofondatori. Inoltre, conduciamo la strategia del coinvolgimento da soli o in collaborazione anche con altri investitori della sostenibilità.

Alla fine, tutto questo coinvolgimento diretto non sembra tempo perso dopo le risposte come quelle sulla Rwm?
La volontà di esercitare un’influenza attiva sulle aziende è il risultato del nostro orientamento al valore cristiano. Siamo consapevoli che una società di armamenti come Rheinmetall non cessa le sue esportazioni di armi solo perché le chiediamo di farlo. Tuttavia, possiamo sensibilizzare il management e gli azionisti dell’azienda ai rischi di reputazione, ai rischi legali e ai rischi finanziari che ne derivano. In questo modo, possiamo esercitare pressioni su queste imprese per giustificare il motivo per cui esportano armi in paesi che non rispettano i diritti umani.

Leggi qui la seconda parte dell’intervista

 

 

 

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