Ventimiglia non diventi un’altra Calais

È il grido lanciato dalle associazioni umanitarie francesi impegnate per l’emergenza migranti che dura ormai da più di un anno, per riaprire la frontiera, soprattutto dopo la morte della ragazza nella galleria tra Italia e Francia e di un altro giovane travolto in autostrada per arrivare in Francia
Migrante al confine

«La frontiera non può essere una barriera, un luogo di disperazione ma di incontro e scambio». È il grido lanciato a Ventimiglia dalle associazioni umanitarie francesi impegnate alla frontiera per l'emergenza migranti guidate da Medecins du monde durante un incontro per parlare in merito alla situazione di crisi che dura ormai da più di un anno riguardo l'accoglienza dei rifugiati.

 

Medecins du monde, un paio di settimane fa, proprio qui nella città di confine, ha voluto denunciare pubblicamente la politica migratoria francese insieme ad altre associazioni solidali nella città di confine. «Mentre la classe politica francese condanna in maniera unitaria gli accordi di Touquet, la risposta della Francia è di duplicare queste stesse azioni con la frontiera italiana. Con questa iniziativa, è stato detto, vorremmo allertare l'opinione pubblica prima che Ventimiglia diventi un'altra Calais».

 

Erano tante le associazioni riunite nella sala polivalente della parrocchia di Sant'Agostino, dove si è fatto il punto della situazione su quanto è avvenuto e continua ad avvenire a Ventimiglia sul tema migranti. Tra le richieste quella di riaprire la frontiera: «Migrare non è un reato e nessuna persona è illegale sulla terra». E all'amministrazione comunale di Ventimiglia è stato richiesto che si possa nuovamente distribuire i pasti non solo nei centri preposti, ma dove serve: anche lungo le strade e in punti di passaggio. Ma è stato ribadito dall’amministrazione comunale che «ci sono luoghi preposti e assistiti da personale specializzato e pertanto non ha senso dare da mangiare per strada. Anzi il dare da mangiare in modo estemporaneo per strada, seppur fatto con finalità condivisibili, incentiva la creazione di rifugi di fortuna che non tutelano né le persone in cammino né la cittadinanza».

 

Ventimiglia non diventi un'altra Calais, un imbuto dove le persone vengono trattenute, controllate, trattate come bagagli. E in questa attesa molti cercano di fuggire oltre il confine alla ricerca della libertà andando incontro alla morte come è successo a Milet, la ragazza di 16 anni morta travolta da un tir nella galleria tra Italia e Francia. E ancora pochi giorni dopo è toccato ad un altro giovane migrante che è stato travolto e ucciso da un'auto mentre camminava lungo l'autostrada A8 all'altezza del viadotto Sainte-Agnes, in Francia, vicino a Mentone. «Vittime della frontiera», le ha definite così il vescovo di Ventimiglia, Antonio Suetta, durante i funerali della ragazza.

 

Sono sempre più frequenti le segnalazioni di persone che nella notte cercano di raggiungere la Francia camminando in autostrada. Chi vive da queste parti racconta che ogni giorno vede transitare lungo i sentieri che portano in Francia per la Val Roya parecchie persone. «Abbiamo parecchio passaggio soprattutto la sera e il mattino presto. I migranti — spiega il primo cittadino di Olivetta S. Michele — passano dalla ferrovia Cuneo-Ventimiglia o lungo la Strada Statale del Colle di Tenda in direzione di Breil sul Roya, le persone che giornalmente passano si possono contare da 15 a 20. Tante volte è capitato di trovare, al mattino presto, qualcuno che si erano fermate a dormire in qualche riparo di fortuna, magari in qualche cassone abbandonato; e una volta hanno anche bussato alla porta di un locale chiedendo da mangiare e da bere. In paese abbiamo capito qual è la situazione di questa gente, non è mai successo nulla». Più pericoloso invece è il percorso di chi sceglie il tracciato autostradale. O la linea ferroviaria Ventimiglia Nizza.

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