Vascologia comparata

Si potrebbe quasi studiarlo a scuola il buon vecchio Vasco. Materia riservata agli insegnanti, beninteso, e più in generale a tutti quegli educatori che s’affannano a cercar di capire come gira il mondo degli adolescenti senza capirci un tubo: proprio come i loro allievi con Hegel o i logaritmi. Volendo, il Bignami perfetto c’è già, e non c’è supermercato che non lo esponga: con la sua bella copertina in 3D che dev’essere costata un patrimonio. Si intitola Buoni o Cattivi (Emi) ed è forse il miglior manuale di vascologia mai pubblicato fino ad ora. La vascologia è materia strana: sta a mezza via tra un bestiario post-moderno e una summa stradaiola: il guaio è che più la studi, più t’accorgi di non capirla. Un po’ perché è fatta apposta, un po’ perché è contraddittoria di natura, e un po’ perché manco il suo massimo esponente è ancora riuscito a capirsi del tutto. Eppure la materia è delle più avvincenti: non è barbosa, giacché ha nella sintesi il suo punto di forza, sfugge la retorica come la peste, e a differenza della matematica resta prioritariamente un’opinione. Anzi un coacervo di opinabilissime opinioni. Su Vasco si può sempre dir tutto e il suo esatto contrario senza rischiare figuracce di sorta: a patto di farlo come lui, senza cioè non prendersi/ lo troppo sul serio. Da quel superbo intagliatore di slogan esistenziali che è, il signor Rossi non ama i ghirigori né la complessità. Ma ciò non deve trarre in inganno, poiché, soprattutto di questi tempi, la semplicità è un traguardo himalayano molto più che una rampa di lancio. Dal semplicismo si parte, alla semplicità ci si arriva: e parecchio stremati, se ci si arriva davvero. Ed è proprio su questa sottile eppure immensa frattura che il nostro sguazza, mentre s’accendono i dibattiti, le controversie, le fatwa dei critici. Le stesse che regolarmente accompagnano ogni sua nuova impresa discografica. L’impressione è che le nuove canzoni oscillino – graziosamente o goffamente a seconda dei gusti – proprio tra semplicità e semplicismo, e non sciolgono i dubbi: ma giacché in vascologia ogni dubbio è sacrosanto e benvenuto, non sarà certo il sottoscritto a sbilanciarsi in proposito. Zutons Quel che è certo che il dischetto non solo ha tutti gli ingredienti per mandare in estasi gli aficionados e in bestia i detrattori, ma anche per convertire più d’uno scettico. Perché – bisogna pur dirlo – è il miglior lavoro del suddetto da molti anni a questa parte: un mix molto ben dosato di energia rockettara e di ballatone micionesche (nel senso vascologico del termine, ovviamente). Il fatto è che lui è davvero diverso dagli altri. Anche nei suoi insopportabili o adorabili difetti da cinquantenne smandrappato. Non ha l’ansia di farsi benedire dalle rockstar anglostatunitensi come Zucchero, non ambisce ad entrare nei circoli dell’intellighenzia come il Liga, non ha la spocchia intellettuale di un De Gregori né l’aristocratico distacco dei Conte e dei Fossati, e neppure la febbre di grandezza di un Dalla o l’introversione narcisa di un Baglioni. Soprattutto non ha la smania di piacere a tutti che marchia molti suoi epigoni. Lui è quello che è: prendere o lasciare. E i più, anche stavolta, han preso. Materia prediletta di chi non ama studiare, voce di chi non ha voce (così ama definirsi il Nostro), religione per non credenti, commercio s-globalizzato, tarocco inimitabile, ombelico periferico e disordine organizzato: la vascologia è un po’ di tutto questo: una compilation d’ossimori perennemente cangianti eppure costruita su postulati invariabili. Proprio come lo spirito rock di cui è figlia. Franz Coriasco CD NOVITÀ MORRISSEY YOU ARE THE QUARRY Edel L’ex leader degli Smiths è riapparso dopo sette anni con un album di ottimo livello: per la qualità delle composizioni, la varietà e la brillantezza degli arrangiamenti, e l’estrosità dei testi (a volte fin troppo taglienti). Chi lo giudicava noioso dovrà ricredersi. f.c. THE ZUTONS WHO KILLED THE ZUTONS Sony Suonare il country con un’attitudine punk. L’idea non è nuova, ma questi ragazzotti britannici la rendono più intrigante e personale aggiungendo al frullato spezie funky, soul e jazzy. Un bel debutto. Morrissey

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