Una Venezia “italiana”?

Presentata ieri a Roma la prossima edizione del festival del Cinema di Venezia. Quattro i film italiani in concorso, più la nutrita presenza del nostro Paese nelle altre sezioni della rassegna
Il direttore Alberto Barbera della Biennale di Venezia durante conferenza stampa di presentazione della 74^ Mostra internazionale d'arte cinematografica, Roma 27 luglio 2017. ANSA/GIUSEPPE LAMI

Sono quattro, su 21, i film italici in concorso alla 74a Mostra del cinema veneziano, che si terrà al Lido dal 30 agosto al 9 settembre ed è stata presentata ieri, con molti dettagli, a Roma dal direttore Alberto Barbera. Un bel colpo, anche perchè si tratta di lavori originali: Paolo Virzì che guarda al mondo, come Garrone e Sorrentino, e gira in inglese The Leisure Seeker (road movie coniugale di Hellen Mirren e Donald Sutherland, scusate se è poco); Andrea Pallaoro, 35 anni, trentino, poco noto, porta il suo secondo film Hannah, interamente interpretato da Charlotte Rampling; il catanese Sebastiano Riso, 34 anni, con Una famiglia, sul tema dell’utero in affitto, con Micaela Ramazzotti e Patrick Bruel; e i napoletani Manetti Bros nel surreale Ammore e malavita. Non basta: tra Fuori concorso e Orizzonti ci sono Silvio Soldini con Il colore nascosto delle cose (Valeria Golino interpreta una non vedente), Edoardo Winspeare canta il suo Salento con La vita in comune, Alessandro Rak anima Gatta Cenerentola, Gianni Amelio si presenta con un corto sul terremoto di Amatrice, Casa d’altri, e infine troviamo Susanna Nicchiarelli con Nico. Senza scendere troppo nei dettagli, possiamo dire che l’Italia presenta 32 lavori sparsi nelle diverse sezioni. Non è male. A riprova di una nouvelle vague del cinema italiano, come pensa Barbera? Chissà, vedremo la qualità dei lavori. Certo è che il cinema giovane è entrato precipitosamente (per fortuna) e non è detto che sia troppo autoriale né troppo commerciale (ossia le solite commedie sui soliti temi di disagio, eccetera).

L’estero non manca, certo. Si apre il 30: fantascienza americana di Alexander Payne con Downsizing con Matt Damon, e poi la sfilza di autori, da Ai Weiwei (Human Flow sull’immigrazione), a Schrader (First Reformed con Ethan Hawke), da Guillermo Del Toro (il suo The Shape of Watyewre, che per Barbera è il migliore del regista), a George Clooney (Suburbicon, sceneggiatura dai fratelli Coen, con Julianne Moore e Matt Damon). Star in arrivo, ovviamente, come Jane Fonda e Robert Redford che riceveranno il Leone d’oro alla carriera.

I temi dei film? Tutti, naturalmente, e di tutti i generi – disagi familiari e sociali in primo luogo -; senza mancare i film superviolenti, inadatti alle persone troppo sensibili, ha ricordato Barbera. Per fortuna ci sono documentari sul Congo e su don Milani che portano altri sguardi, e la novità delle 31 opere di Virtual Reality che si vedranno nell’isola del Vecchio Lazzaretto.

Presentatore del festival Alessandro Borghi. Quest’anno le “madrine” si prendono una pausa.

Quattro giurie internazionali, quella del Concorso vede la partecipazione della nostra Jasmine Trinca, ormai superlanciata, ed è presieduta dall’attrice americana Annette Bening. Speriamo in un vittoria italiana? Lo si fa ogni anno. Magari questa volta ci riusciamo. Ci darebbe un scossa di salutare ottimismo.

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