Un borsone appeso alla porta

Un incontro per strada. «Comprami questa stufa…». «Non posso, amico…». Poi la soluzione imprevista.
Simboliche

M’è tornato in mente un episodio accaduto diversi anni fa, quando ero studente e il mio Paese, l’Austria, non era ancora entrato a far parte della Comunità europea.

Vivevo allora ad Innsbruck, era febbraio, verso le ventidue, e per le strade tirava un vento gelido. Dopo una simpatica serata trascorsa al cinema, infilato nella mia calda giacca a vento, cercavo di raggiungere velocemente l’appartamentino pieno di libri in cui alloggiavo.

 

Rari i passanti. Ero quasi arrivato alla meta, quando un giovane con barba e capelli lunghi (poteva avere pressappoco la mia età) mi venne decisamente incontro per non dire che mi sbarrò la strada. Notai che reggeva un grosso involto che sulle prime non capii cosa fosse. Imbarazzato, lo sconosciuto mi chiese senza alcun preambolo se potevo comprargli la sua stufa per 300 scellini. «Se non pago entro il giorno la quota completa dell’alloggio – spiegò con tono implorante –  la mia padrona di casa mi mette in strada. E come faccio, con questo freddo? Non sono di qui e non conosco nessuno a cui rivolgermi».

 

Preso alla sprovvista, la mia prima reazione fu: «Mi spiace tanto, amico, ma purtroppo non posso. Sai, sono studente fuori sede e ho lo stretto necessario per arrivare alla fine del mese». Avevo infatti nel mio portafoglio esattamente 323 scellini, soldi che dovevano bastare per acquistare i viveri di prima necessità e coprire le altre della seconda metà di febbraio. Avevo sì degli amici ai quali avrei potuto chiedere un prestito, ma erano tutti in ferie invernali e io non conoscevo nessun altro.

L’altro abbassò gli occhi e non disse niente; con rammarico lo vidi allontanarsi col suo peso in mano. Ed io? Io almeno avevo una stanza calda, mentre quel giovane era nel bisogno. Fu in quel momento che mi ricordai delle parole del Vangelo: «Date e vi sarà dato». Senza pensarci due volte tornai sui miei passi, lo vidi, lo chiamai. Incredulo, ricevette i miei 300 scellini. «La stufa puoi tenerla – aggiunsi stringendogli la mano –, a me non serve. E buona fortuna!».

 

Ripresi la strada di casa con la certezza, da una parte, di aver fatto la cosa giusta; ma dall’altra con angoscia incipiente: non avevo proprio idea di come arrivare fino all’ultimo giorno del mese. Stavo lambiccandomi il cervello quando, appena arrivato in cima alla scala del mio pianerottolo, con mia grande sorpresa, trovai un borsone appeso al pomo della porta della mia stanza: conteneva pane, speck, uova, formaggio, mele, burro: tutto ciò che può sognare uno studente affamato.

Ancora oggi non so chi sia stato l’autore di quel gesto di solidarietà.

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