Sulle tracce di Enea… compare Atena troiana!

Sarebbe Castro, in Puglia, il primo approdo in Italia del mitico eroe troiano cantato da Virgilio. A confermarlo, i recenti ritrovamenti nel borgo salentino
Veduta di Castro (Foto di: Lupiae, Opera propria, Pubblico dominio)

«Avea l’Aurora già vermiglia e rancia/scolorite le stelle, allor che lunge/ scoprimmo, e non ben chiari, i monti in prima,/poscia i liti d’Italia. Italia! Acate/ gridò primieramente; Italia! Italia!/ Da ciascun legno ritornando, allegri/tutti la salutammo. […]».

Sono, nella traduzione cinquecentesca di Annibal Caro, i versi dell’Eneide virgiliana, libro III, là dove il poeta descrive l’approdo sulle coste italiane di Enea e compagni profughi da Troia distrutta: versi che richiamano altri profughi, quelli dei nostri tempi, in fuga anch’essi da fame, guerra e oppressione.

Prosegue Virgilio: «Rinforzaronsi i venti; apparve il porto/più da vicino; apparve al monte in cima/di Pallade il delùbro. Allor le vele/calammo, e con le prore a terra demmo».

Approdarono… Dove? Concordi gli studiosi nell’indicare le coste pugliesi del Salento (l’antica Messapia), crocevia di popoli diversi, come prima tappa sul suolo italico dell’eroe – alla ricerca dell’Antica Madre da cui proveniva Dardano, il fondatore di Ilio – Troia –, quattro località salentine si erano proposte quale possibile luogo d’approdo degli esuli troiani: Castro, Otranto, Porto Badisco e Leuca. Le prime due favorite per avere avuto entrambe un tempio dedicato ad Atena (la Minerva dei romani). Virgilio, infatti, che deve averlo visto di persona, nel suo poema descrive un porto presso un monte su cui sorgeva il “delùbro” dedicato a Pallade Atena.

Vero colpo di scena a favore di Castro, recenti scoperte archeologiche seguite con passione dai cittadini hanno rinvenuto nel suo borgo storico a strapiombo sul mare le fondazioni di un tempio che ha restituito dapprima un bronzetto di Atena troiana, ossia con elmo frigio e senza égida (il pettorale), poi il busto anch’esso privo di égida e la parte inferiore di una statua della dea, accolta dagli entusiasti castrioti come la “loro” Atena; statua che, ricomposta, è ora la principale attrazione del locale Museo archeologico.

Scolpita da artigiani di Taranto nel IV secolo a. C., con i suoi quasi tre metri e mezzo è la più alta rinvenuta finora nella Magna Grecia e in Sicilia, e la più antica scolpita in candida pietra leccese. Raffigura la postura classica della figlia di Zeus: in piedi, armata di asta e di scudo con l’immagine della Gorgone, la testa protetta da un elmo. Della scultura rinvenuta acefala – ma gli archeologi sono fiduciosi di ritrovare la testa nelle prossime campagne di scavo –, restano sulle spalle due ciocche di capelli già colorati in giallo. Non è difficile immaginare la dea bionda e con gli occhi azzurri, secondo la descrizione di Omero, che dalla cella del tempio guardava davanti a sé verso il canale d’Otranto.

Nel percorso espositivo del Museo, un diorama riproduce l’insediamento di Castro nel IV sec. a.C. con le fortificazioni messapiche a blocchi squadrati, l’Athenaion sull’altura dominante il porto antico, le rocce a picco sul mare. Nelle vetrine, tra i molti reperti rinvenuti nel tempio, sono esposte armi in ferro e in bronzo, offerte tipiche dei santuari della dea, vergine guerriera. Un grande pannello illustra le peregrinazioni dell’eroe troiano dalla cui stirpe, secondo il mito, sarebbe nato Romolo, fondatore di Roma e suo primo re: iniziando dal porto di Antandros presso la rocca di Ilio (Turchia) fino alle coste laziali, dopo aver fatto tappa in Grecia, Albania, Tunisia e – ora che ne abbiamo la conferma – a Castro.

L’itinerario ha ispirato la “Rotta di Enea” (Aeneas Route), associazione che nel 2021 ha ottenuto il riconoscimento ufficiale del Consiglio d’Europa. Fortemente voluta dal suo presidente, l’architetto Giovanni Cafiero, e dal comune turco di Edremit, prospetta l’idea di un grande parco archeologico-letterario-paesaggistico quale strumento di dialogo e di interazione tra cinque Paesi affacciati nel Mediterraneo: diversi per cultura, religione e tradizioni politiche, ma con radici comuni nella “Madre di tutte le storie” narrata da Omero nell’Iliade, che comprende anche i travagliati ritorni alle proprie case degli eroi greci come Ulisse e le peripezie dei profughi troiani alla ricerca di nuova patria.

Virgilio, in fondo, ha celebrato l’inizio della storia di questo mare, culla di civiltà e luogo di scambi fra culture, descrivendo località e figure destinate a rimanere fino ad oggi nell’immaginario collettivo. Storia resa drammaticamente attuale dagli innumerevoli “viaggi della speranza” dei nostri giorni.

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