Succo di limone

Doroteo e la sua famiglia amalfitana. Il messaggio che ci viene da questa insolita “storia di agrumi”.
Illustrazione di Priscilla Menin

Ascoltano John Lemon e i Yellow Floyd, girano in lemon skoda e sui banchi studiano "metodologia del sorbetto". Sognano, amano, soffrono, sorridono, inciampano, si rialzano, odiano, perdonano, ricominciano. È la storia del piccolo limone Doroteo, della sua famiglia e dei suoi amici ambientata ad Amalfi, raccontata con genialità da Federica Arfè in Doroteo, il limone senza neo (1). Una storia insolita e a primo impatto "leggera", ma piano piano la giovane autrice amalfitana ci fa entrare in un mondo giallo vivo di emozioni e dalla profondità disarmante, a tratti commovente.
Doroteo è un piccolo limone insicuro a causa della sua buccia dal colorito candido, diversa da quella gialla accesa di tutti gli altri limoni. Ma non è solo questo il punto. A lui «piacciono le favole davanti al camino, rifugiarsi nel tepore della sua copertina, affidare i sogni alle gocce di pioggia che cadono sulla terra, chiedere all'immaginazione di andare sempre più lontano in luoghi segreti dove il cuore può rifugiarsi quando è triste. Ha un'indole pacata e riflessiva, dolce e trasognata, intrepida solo in alcuni angoli, impercettibili per chi si sforza di guardare esclusivamente con gli occhi. Ma nella sua famiglia dovevi dimostrarti gagliardo fuori e dentro, altrimenti potevi considerarti out».
 
La storia di Doroteo parte da un presente fatto di insicurezze, non accettazione di sé e desiderio di essere riconosciuto per ciò che è. Ma un piccolo limone non nasce mai dal nulla! Così, tuffi nel passato svelano pagina dopo pagina l'albero genealogico del protagonista, la storia d'amore dei genitori Soleandro e Apollonia, e poi quella dei nonni Patrizio e Caramella. L’obiettivo è quello di dare a Doroteo gli strumenti necessari per iniziare questa ricerca di sé. Cercano sé stessi pure gli altri personaggi, attraversando la vita come rematori in un corso d'acqua pieno di correnti che a volte sembrano allontanare. Si trovano uniti solo quando accettano ognuno il proprio passato, divenendo consapevoli di ciò che sono ora e di quello che possono ancora essere e dare.

«Le sofferenze si dividono e le gioie si condividono per moltiplicarsi, come in una rete in cui tutti i buchi assorbono le difficoltà e i fili collegano tutte le felicità del mondo». È questa l'esperienza che fanno i nostri piccoli amici agrumi. Giunti sull'orlo della resa, la vita stessa li sorprende, sciogliendo i nodi uno ad uno, svelando che «la verità è affascinante perché si concede poco alla volta, simile a una donna saggia che voglia farsi amare per sempre».
Doroteo, Soleandro, Apollonia, Ciccio, Gocciolina, Gerry, Patrizio, Caramella, Maria, Augusto, don Luis… fanno esperienza della reciprocità, di ciò che ora li lega, a dispetto dell'individualismo che li aveva mossi in precedenza e delle proprie ragioni, dividendoli. C'è bisogno di fare un profondo lavoro su sé stessi, imparando a volersi bene per riuscire ad amare davvero gli altri; ma c'è anche bisogno degli altri per capire che «per avere ciò che cerchi, non devi mettere te stesso al centro del mondo intero. Per essere amato così come sei, dovrai amare gli altri così come sono».

Ecco la chiave! Doroteo adesso lo sa, e fa così un'esperienza di libertà dai giudizi degli altri limoni; quella libertà che ti toglie la paura di affrontare i tuoi occhi in uno specchio e gli occhi degli altri nei tuoi, che ti fa tremare non tanto se non ricevi amore ma piuttosto se non riesci a darne, che ti fa camminare a testa alta anche quando continui a sbagliare… perché «non è mica da questi particolari che si giudica un limone».
Mentre tutti i limoni perdono la loro strada e poi la ritrovano come dono inatteso, i Pearl Lemon Jam cantano in sottofondo la meraviglia del mistero, quella moneta dalle due facciate dolore-amore che intessono la storia di tutti i limoni del mondo: Mi solleverò/ bruciando dei buchi neri nei ricordi bui./ Mi solleverò/ trasformando gli errori in oro». E questo è il succo.
 
1) Ed. Homo Scrivens, redazione@homoscrivens.it

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