Striscia la notizia

Adesso è quella della divergenza. Ma in questi 18 anni Striscia la notizia è stata, di volta in volta, la voce dell’innocenza e dell’incontinenza, dell’incandescenza e dell’insorgenza, dell’insolenza e della differenza. Qualcuno, con un pizzico di malignità, dice che fin dagli inizi è stata anche la voce di sua Emittenza, nel senso che quasi mai disturba, nel suo furore moralistico, il padrone di casa. Ma in questi ultimi mesi il tg satirico di Antonio Ricci sta assumendo un tono di voce che fa sempre meno rima con simpatia e sempre più con più ipocrisia. Denunciare le brutture della tv, i suoi eccessi, le goffagini dei vip e i tic di chi sta sempre in video è un caposaldo del Gabibbo- pensiero. Il pulpito dal quale viene la predica suona però poco appropriato a impartire lezioni di stile alle celebrità del mondo della tv spazzatura. Di recente, oltre a Er mutanda, nel mirino è finita anche Loredana Lecciso, inseguita in ogni dove per smascherarne la vena trash, i comportamenti sgraziati, le furbizie da sfacciata parvenue. Striscia la insegue con le sue telecamere e la canzona nella nuova rubrica I nuovi mostri, una specie di galleria degli orrori catodici. Il fatto è che due anni fa, nel dicembre 2004, nel pieno dei litigi in primetime con Bonolis, nella fase di maggior emorragia di ascolti, a solo qualche ora dopo dalla prima, folgorante esibizione della moglie di Albano a Domenica in, Ricci si precipitò, primo fra tutti, a scritturare le Lecciso. Per una settimana fecero le veline a tempo determinato. Fu una mossa scaltra che per qualche giorno riportò su l’audience di Striscia dopo mesi di batoste prese dai pacchi di Affari tuoi. Ricci giustificò la scelta dicendo che era una implicita critica alla società dello spettacolo, dei marzulli, dei crepet e dei gabibbi. Ma può criticare gli altri chi ha creato il velinismo, la filosofia di vita di chi diventa celebre per aver ancheggiato una stagione davanti alle telecamere che ti riprendono dal basso? E non è questa l’unica incongruenza. In questi giorni, Striscia ha preso di mira padre Bisceglia arrestato a Cosenza per accuse gravissime. Su Canale 5, quando il caso era già scoppiato e il frate francescano era in carcere da diversi giorni, abbiamo ascoltato testimonianze inedite di donne che dicevano di essere state violentate. Storie drammatiche andate in onda senza neanche uno straccio di replica di un avvocato. L’argomento, fin dai tempi di Uccelli di rovo, è uno di quelli che di più intrigano il pubblico ed è questa considerazione a rendere sospetta l’operazione. Se accertata dai giudici, la criminosa incoerenza del frate calabrese meriterà la giusta pena, severa come si deve con chi ha commesso reati. Ma, su un altro piano, che dire della coerenza di chi, tra un balletto sulla scrivania e un pettegolezzo sul vip di turno, con l’obiettivo di gonfiare gli ascolti, mette alla gogna le persone, istruisce processi sommari e emette sentenze senz’appello, in nome di una superiore moralità?

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