“Sarà sempre nel mio cuore”

Concluso ieri con un bagno di folla il viaggio del papa in Messico: oggi la tappa a Cuba dove arriverà alle 21,00, ora italiana. Atteso l’incontro (probabile) con il leader maximo Fidel
Papa in Messico

Eccolo il Messico. Popolo dalla fede radicata, profondamente devoto a Maria. Amante della famiglia e della vita. Capace di esprimere gioia e fare festa con il calore della musica e dei canti. Un bagno di folla ieri ha salutato il papa al suo ultimo giorno in Messico, prima di partire oggi per un altro appuntamento con la storia: la tappa a Cuba, dove lo attendono tra l’altro gli incontri con Raul Castro e, quasi sicuramente, col fratello Fidel.
 
«Ho fatto tanti viaggi, ma mai sono stato ricevuto con tanto entusiasmo», ha detto il papa ai tanti che lo applaudivano. «Porto con me nel mio cuore le impressioni di questi giorni: il Messico sarà sempre nel mio cuore». «Adesso posso capire perché Giovanni Paolo II diceva: mi sento un papa messicano».
 
Il papa in questi giorni ha pronunciato discorsi importanti per la storia di questo Paese, attraversato, come altri dell’America Latina, dai problemi della violenza, della corruzione, del crimine e del narcotraffico. È un popolo che ha voglia oggi di guardare al futuro, di trovare una sua via di riscatto e di trovarla alle radici della propria identità e storia.
 
Non un caso dunque se tra i momenti più commoventi del viaggio in Messico figura l’incontro del Papa con i bambini e i ragazzi che affollano a migliaia Plaza de la Paz, a Guanajuato. «Voi occupate un posto molto importante nel cuore del papa», ha detto Benedetto XVI per poi aggiungere: «Per questo, desidero levare la mia voce invitando tutti a proteggere e accudire i bambini, perché mai si spenga il loro sorriso, possano vivere in pace e guardare al futuro con fiducia».
 
Il presidente federale Felipe Calderon lo ha seguito momento per momento durante tutta la permanenze del pontefice nel Paese. Oltre alle autorità civili e religiose, il papa ha potuto incontrare anche un gruppo di familiari di vittime della criminalità organizzata, tra cui la madre di un poliziotto federale, la sorella di una sequestrata e un ex ostaggio. Ci sono «momenti che uniscono dolore e speranza», ha detto ieri il papa nell’omelia pronunciata nel Parque del Bicentenario di Leon, e sono momenti «che attraversano attualmente il popolo messicano e anche altri popoli dell’America Latina»: momenti che possono sembrare «insopportabili, oscuri e senza futuro» e di fronte ai quali «non basteranno le strategie umane per salvarci», bensì «si deve ricorrere anche all’unico che può dare vita in pienezza». Chiediamo alla Vergine Maria «che continui ad accompagnare e proteggere i suoi cari figli messicani e latinoamericani, affinché Cristo regni nelle loro vite e li aiuti a promuovere con coraggio la pace, la concordia, la giustizia e la solidarietà».
 
Ora la tappa Cuba, tra le ultime roccaforti del comunismo mondiale, ad attendere Benedetto XVI. L’arrivo è previsto alle 14,00 all’aeroporto di Santiago de Cuba (le 21,00 in Italia). Poi la messa per il 400° anniversario del ritrovamento della Virgen de la Carida del Cobre, patrona dell’isola. Domani il trasferimento a L’Avana, dove ci saranno gli incontri con il vertice del regime e, mercoledì, la grande messa nella Plaza de la Revolucion.
 
A Cuba, 14 anni dopo Wojtyla, Ratzinger troverà una realtà profondamente cambiata, sebbene permangano le attese per una maggiore democratizzazione del Paese. In vista dell’arrivo del Papa a gennaio, il regime ha concesso l’indulto a 2.900 prigionieri politici, ma molti altri languono ancora in carcere. La popolazione, inoltre, vive in condizioni economiche di forte restrizione, complice l’embargo Usa, verso cui anche la Chiesa ha espresso sempre la sua contrarietà perché è il popolo a patirne le conseguenze.
 

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