Progressi per la maculopatia

Fondate speranze vengono dalla ricerca sulle applicazioni delle cellule staminali, come tentativo di trovare una cura radicale che restituisca il bene prezioso della vista.
Maculopatia

La degenerazione maculare è una malattia cronica progressiva dell’occhio che colpisce la macula, cioè la parte centrale della retina. Nel corso degli anni porta alla progressiva perdita della visione centrale. In Occidente, con l’aumento della durata della vita, ha assunto una dimensione sociale. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità è la prima causa di cecità e la sua frequenza è destinata a crescere. Nel mondo trenta milioni sono le persone affette da ipovisione dovuta alla maculopatia, con circa mezzo milione che perde la vista completamente ogni anno. In Occidente, il 41 per cento delle persone non vedenti lo è per questo motivo. Stime italiane parlano di un milione di malati. L’impegno della medicina per porre rimedio a questa infermità ha fornito finora modesti risultati, nonostante siano stati messi in campo farmaci molto costosi. Fondate speranze vengono invece dalla ricerca sulle applicazioni delle cellule staminali, come tentativo di trovare una cura radicale che restituisca il bene prezioso della vista.
La prestigiosa rivista scientifica Lancet ha recentemente pubblicato lo studio effettuato su due casi di maculopatia, rispettivamente senile – la più frequente –, e giovanile – rara –, curate con trapianto sulla retina di cellule staminali embrionali. A quattro mesi di distanza gli infermi hanno avuto un significativo miglioramento della vista, dovuto al fatto che l’occhio sarebbe favorito per questo genere di interventi da una scarsa reazione immunitaria e quindi libero dalle temibili reazioni di rigetto. Relativamente al problema etico, circa l’uso di cellule staminali embrionali, c’è da sperare che il problema venga superato dai risultati di un’altra ricerca, pubblicata su Cell press del 10 gennaio scorso. Prelevando staminali dalla retina di persone decedute, da giovani e anziani ultranovantenni, i ricercatori hanno constatato che il 10 per cento di esse si sono moltiplicate con successo in laboratorio. Il che vuol dire che andandole a prelevare semplicemente con una siringa, nell’occhio di persone vive, si potrebbe ottenere un trapianto da cellule adulte anziché embrionali. Anche se è d’obbligo una prudente attesa di altri risultati, è lecito nutrire la speranza che questo problema così invalidante venga risolto nel giro di qualche anno. Con l’augurio per questa moltitudine di ipovedenti, molti dei quali, anziché farsi vincere dallo sconforto, continuano a lavorare con determinazione nonostante questa minorazione.

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