Partiti da buttare?

A proposito dell’articolo “Mi sono candidato” di Aurelio Molè, apparso sul n. 11/2012.
Un gruppo di persone

Occupazione delle istituzioni
«Ha scritto Piero Ottone su Venerdì di Repubblica che i partiti, nati intorno a ideali ormai dimenticati, non possono risorgere, non essendo più valida la ragione per cui sono nati. I partiti si sono trasformati in centri di potere e di interessi privati. Certamente è vero. Ma tale scadimento della politica e dei partiti penso sia iniziato quando i partiti hanno cominciato ad occupare le istituzioni, asservendole ai propri interessi personali e di gruppi. Urge separare i partiti dalle istituzioni, affinché queste possano adempiere al loro mandato nell'interesse pubblico. Allora anche i partiti possono recuperare la loro funzione quali strumenti propositivi di una propria visione del bene comune e di proposte concrete per perseguirlo».

Gianni Caso

 
Una politica nuova
«Negli articoli che promuovono una politica nuova e responsabile, presentate “nuove” proposte da  persone del Pd o del Pdl, che vogliono ritoccare leggi o disposizioni, certamente importanti, ma che fanno parte del sistema che ha portato all’ingiustizia e al disordine della società odierna! Gli italiani non vogliono più saperne di tutto questo! Vogliono tutto nuovo! E non parlo di Grillo e dei “grillini”. Ho ascoltato Igino Giordani quando, come un nonno con i nipoti, ci raccontava delle esperienze di  politico, della grande sofferenza nel non riuscire a penetrare dentro il groviglio della politica perché fatta dai “politicanti” di mestiere (già allora).
«In quei tempi Chiara Lubich, riferendosi alla politica, diceva che il vino nuovo andava messo in otri nuovi altrimenti, messo in otri vecchi, poteva far scoppiare gli otri e il vino nuovo si sarebbe disperso. Rimane una sola soluzione: quella del vino nuovo in otri nuovi. Non chiamatelo partito, chiamatelo come volete, ma non perdete tempo ad entrare nell’otre vecchio: diventereste aceto!».

L.P.

 
Il rinnovamento della politica passa certamente per il rinnovo delle strutture che la regolano. I partiti stanno perdendo consensi in modo drammatico, anche perché non sanno uscire dalla logica della spartizione del potere e della “casta”: le ultime vicende parlamentari (nomine e rifiuto dell’autorizzazione a procedere per deputati e senatori macchiatisi di colpe infamanti) scavano ulteriormente il fossato tra i partiti e gli elettori, mentre il primo partito è ormai quello dell’astensione.
Tuttavia, ci preme sottolineare che non basta cambiare strutture, bisogna cambiare i cuori. Se non cambiassero i cuori, nulla cambierebbe, e le stesse nuove forme di consenso verrebbero svuotate dalla corruzione, dal malaffare, dall’interesse privato. Per questo il Movimento politico per l’unità si sta impegnando fortemente nella formazione alla partecipazione, con una ventina di scuole sparse per la penisola.

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