Parco archeologico di Baia, una full immersion nei tesori marini

Fabio Pagano, archeologo e direttore del parco sommerso di Baia: «È il più straordinario contesto di archeologia subacquea al mondo! Non c'è dubbio».
Baia
Mosaico. Foto: Pasquale Vassallo

È un’area marina protetta nonché sito subacqueo di antiche architetture, ville, mosaici e statue di bellezza assoluta e prestigio unico al mondo. Raramente si rinvengono dei complessi così importanti di intere città sommerse dal bradisismo e scoperte dalla bravura e dalla intuizione degli archeologi italiani. Baia è dunque un’Atlantide italiana tutta da esplorare e scoprire: dalle immersioni professionali allo snorkling con maschera e boccaglio, e per chi non ama “tuffarsi” vi sono delle avvincenti visite in barca o canoa. Un viaggio nello straordinario habitat ed ecosistema archeologico e naturalistico, una «sublimazione sensoriale e della conoscenza». Nostra guida d’eccezione è proprio il direttore del parco sommerso di Baia, il rinomato archeologo Fabio Pagano che in un’intervista esclusiva ci conduce “pinneggiando” sui fondali della Baia e un po’ anche nelle profondità delle nostre più avvincenti emozioni d’arte.

Come definirebbe la “Baia sommersa”?
«È il più straordinario contesto di archeologia subacquea al mondo! Non c’è dubbio».

Se dovesse tracciare un suo itinerario sottomarino in questo affascinante parco archeologico dove ci porterebbe e perché?
«Eh vi porterei… beh! Inizierei da Baia e vi porterei ad assaggiarne le caratteristiche residenze flegree, quindi quell’inestricabile sequenza di ville, complessi termali che avevano costituito il cuore del lusso, degli ozi della Baia in età imperiale. Poi, abbandoneremmo la dimensione così lussuosa, se vogliamo anche oziosa della costa baiana per andare verso Pozzuoli ed immergerci invece nell’operosità mercantile del porto romano, il Portus Julius, anch’esso visibile attraverso dei percorsi, perché il bradisismo ne ha portato in mare molti dei suoi resti. Gli ozi dunque, le terme, la dolce vita baiana, congiunti all’operosità commerciale del porto romano, costituiscono le due componenti essenziali nella narrazione del nostro parco sommerso».

Luoghi, reperti e antichità davvero uniche, ma che vanno dunque esplorate andando sott’acqua. Non crede che le immersioni subacquee siano un’attività un po’ elitaria?
«Beh! Noi stiamo cercando di farla diventare più “democratica” possibile. C’è un target di pubblico che è quello che ama fare le immersioni subacquee e quindi hanno un brevetto e a loro garantiamo attraverso dei diving (immersioni subacquee) quell’esperienza di visita con le bombole che è veramente “immersiva” da quel punto di vista. Coloro invece che non possono fare il brevetto, vista la scarsa profondità delle acque, possono fruire delle bellezze archeologiche di Baia attraverso l’utilizzo del gommone e poi di una passeggiata in acqua, o meglio una pinneggiata in acqua e con lo snorkeling (boccaglio e maschera) possono ammirare il tutto».

Si è pensato proprio a ogni dettaglio…
«Certo tanto che l’esplorazione sottomarina si può addirittura fare anche in notturna e abbinando la canoa e lo snorkeling proprio per essere ancor più di minimo impatto. Coloro poi che non si vogliono proprio bagnare hanno tre imbarcazioni a disposizione per avvicinarsi il più possibile al sito sommerso e quindi direi che abbiamo ampliato al massimo le possibilità per tutte le tipologie di pubblici per poter avvicinarsi a questo patrimonio».

Baia
Protiro a Baia. Foto: Pasquale Vassallo

Un patrimonio di rara bellezza e valore che però non deve essere semplice da gestire.
«Tutto questo che io ho definito il più straordinario palinsesto archeologico al mondo in realtà ha la sua complessità perché parliamo di 167 ettari di parco sommerso, di area marina protetta quindi l’attività quotidiana del nostro parco è quella di monitorare le condizioni di questo ecosistema archeologico particolare, di attivare e lo facciamo, l’abbiamo fatto nelle scorse settimane e continuiamo a farlo, l’attività di restauro. Questo patrimonio infatti deve essere sottoposto a manutenzione ordinaria programmata quindi restauriamo mosaici, restauriamo strutture e nel contempo, attiviamo anche delle attività di ricerca».

Ecco, a tal proposito ci può rivelare qualcosa proprio sulle ultime scoperte?
«Certamente! Intanto le dico che le ricerche condotte da noi sono finalmente riprese negli ultimi anni e ci stanno portando delle interessanti sorprese. Siamo attivi sia sul fronte del Portus Julius dove ad esempio sono emersi dei mosaici ritenuti scomparsi negli ultimi quarant’anni che invece siamo riusciti a rimettere in luce e siamo attivi anche nell’area che sta a fianco di Punta Epitaffio, sempre quindi le “due anime” del parco, tra le Terme del Lacus e quello che noi definiamo il Complesso di sole e luna».

L’archeologia “sottomarina” cosa suscita dal punto di vista emozionale?
«Il percorso di conoscenza archeologica, ma se vogliamo anche guida di visita a un contesto archeologico è anche sempre un percorso nella mente, ne parlava Freud come un “percorso nell’inconscio”. “L’immersione – dice infatti Freud – ha un valore aggiunto”, quindi avvicinarsi a una dimensione distante come quella dell’archeologia di mondi che si manifestano attraverso quelle memorie, ed entrare in empatia con quei mondi attraverso un’immersione o un’immersione attraverso una barca, beh!, questo vuol dire cambiare anche il proprio stato fisico e quindi è una sublimazione di quel percorso di conoscenza. Ritengo quindi che la visita a un contesto archeologico subacqueo sia proprio il culmine di quel percorso personale che si fa quando ci si avvicina a una memoria antica».

Il mondo sommerso di Baia è anche un’area naturalistica protetta, vero?
«In realtà la prevalenza motivazionale che ha portato quell’area a diventare un’area protetta è indubbiamente archeologica ma ormai da 21 anni è un’area protetta anche dal punto di vista naturalistico e così la politica di gestione individuando delle zone che sono state completamente escluse al traffico e alla balneazione se non per le visite autorizzate, ha consentito il ripopolarsi di un habitat naturale unico, penso ad esempio alla Posidonia la pianta acquatica che sta tornando a popolare i nostri mari».

Dunque la tutela dei mosaici va di pari passo con quella della biodiversità marina.
«Certo, a livello di protezione ovviamente la nostra attenzione è relativa anche agli aspetti naturali perché quell’ecosistema archeologico si compone anche di una meravigliosa interazione con fauna e flora marina che noi tuteliamo alla stregua di quello che facciamo con mosaici, statue e quant’altro».

Portus Julius. Foto: Pasquale Vassallo

Oggi si parla molto di “efficientamento energetico”. Si può dire che le dimore e le ville della Baia sommersa fossero già all’avanguardia sotto questo aspetto?
«Beh! Lì si giocava abbastanza facile, nel senso che il termalismo baiano e flegreo ha regalato acqua e aria calda in abbondanza, però indubbiamente le società antiche sono state maestre nell’efficientamento energetico. Va anche detto che i romani ad esempio sono stati “energivori”, nel senso che hanno effettivamente consumato con molte attività, pensiamo al disboscamento legato alle attività produttive e anche alle terme. Quanto a Baia, devo dire che è un sistema abbastanza sostenibile perché trovava le risorse proprio nel termalismo e dall’attività geotermica delle terme. Terme che non a caso, come concetto e se vogliamo anche come edificio, nascono qui perché qui la natura offriva la presenza di aria calda e acqua calda senza bisogno di fare i forni e bruciare tonnellate e tonnellate di legname, quindi CO2 e tutto quello che ne consegue».

C’è chi fa viaggi lunghissimi per raggiungere città sommerse. Noi invece possiamo dire che la nostra Atlantide ce l’abbiamo in casa.
«Assolutamente sì. Basta fare pochi chilometri da Napoli. Baia è veramente raggiungibile e a portata di tutti. Tante persone stanno venendo e notiamo un trend in crescita e noi ci stiamo concentrando proprio per fare in modo che l’attenzione che si ha sul parco sommerso si possa accompagnare con la sostenibilità».

Molto interessante quest’ultimo concetto.
«Sì, noi vogliamo traguardare un obiettivo di sviluppo di questo territorio garantendo anche risorse occupazionali, ma senza ovviamente mortificare e mettere a rischio la conservazione di questo patrimonio che come le dicevo è unico al mondo».

Una novità che questa estate attende i visitatori del parco di Baia, ce la rivela?
«Stiamo lavorando appunto per l’apertura di nuovi percorsi ma direi che una delle novità estive in realtà è proprio quella di poter godere del parco sommerso anche in visite serali che sono particolarmente affascinanti e quindi, insomma, godere di quell’esperienza anche attraverso una modalità ulteriore, mi sembra un buon risultato!».

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