Omaggio a Pina

«Balliamo, balliamo, altrimenti siamo perduti». Si chiude con queste parole della stessa Pina Bausch il film Pina del regista tedesco Wim Wenders.
danza

«Balliamo, balliamo, altrimenti siamo perduti». Si chiude con queste parole della stessa Pina Bausch il film Pina del regista tedesco Wim Wenders, atto d’amore all’amica e coreografa divenuta icona della scena artistica del secondo Novecento, scomparsa prematuramente due anni fa.  Presentato a febbraio alla 61ª Berlinale e non ancora uscito in Italia, è stato proiettato in anteprima assoluta a “Bolzano Danza”. Pina nasce da un progetto comune di Wenders con la Bausch. Fulcro sono gli estratti di quattro spettacoli: Le Sacre du printemps, Café Müller, le tre versioni di Kontakthof e Vollmond. A brani di qualche documento di repertorio, si alternano riprese in esterni.

 

Sono folgoranti assoli e duetti ambientati negli spazi urbani della cittadina tedesca, inclusi la magnetovia che la attraversa, una fabbrica abbandonata, prati, boschi, un fiume, un costone roccioso. Cento minuti di film che, con la tecnologia del 3D, ci restituisce l’intensità del teatrodanza bauschiano, l’anima della sua parabola artistica e della sua “grande famiglia” del Tanztheater Wuppertal. E sono proprio loro, inquadrati in intensi primi piani, i protagonisti a cui è affidato un ricordo, un pensiero legato all’incontro con la loro maestra.

Il resto è una vera e propria immersione nella danza che ci fa entrare in profondità nello spettacolo facendoci sentire parte viva di esso. Un film che diventa esperienza.

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