Niente sta scritto, la vita supera il destino

Il docufilm “Niente sta scritto” non è un altro racconto sulla disabilità o sulla malattia, parla di guarigione, che va oltre il corpo fisico.  È un film sulle possibilità in cui l'unica via d'uscita è la consapevolezza di poter fare sempre qualcosa per gli altri.

“Niente Sta Scritto” è il nuovo documentario del regista Marco Zuin, realizzato in collaborazione con Fondazione Fontana Onlus e le musiche della Bottega Baltazar. Il regista ha già al suo attivo parecchi titoli tra cui “La sedia di cartone” – un film breve del 2015 che ha avuto molti riconoscimenti a livello internazionale.
Il film entra nella vita di Martina Caironi, l’atleta paralimpica con protesi più veloce al mondo – oro nei 100 metri alle Paralimpiadi di Londra 2012, Rio 2016 e ai mondiali di Londra 2017 e argento nel salto in lungo a Rio 2016 – e di Piergiorgio Cattani, scrittore, giornalista e direttore del portale www.unimondo.org, affetto da una grave forma di distrofia.
Nella presentazione del progetto si è messo in evidenza che «ognuno di noi sperimenta che, nel bene o nel male, non accadono mai le cose preventivate. Nella vita ci sono sempre sorprese, anche positive: niente sta scritto. Grazie alle persone che si incontrano sulla propria strada, alle relazioni instaurate, ai sogni vagheggiati, all’impegno concreto e anche alle difficoltà impreviste, l’esistenza cambia».

È lo stesso Cattani ad offrire una chiave di lettura dell’opera filmografica  a partire da un famoso film: «Un ragazzo si perde nel deserto con il suo cammello. La carovana a cui apparteneva non si accorge di nulla e prosegue la sua marcia tra la sabbia e le rocce. La sorte del ragazzo è segnata. Il deserto non perdona. Tornare indietro per cercarlo è impossibile. Ma qualcuno, nonostante gli avvertimenti, prova ugualmente a salvarlo. E ci riesce. Lo ritrova ormai stremato. Lo disseta e lo riporta all’accampamento. Il protagonista della vicenda, Lawrence d’Arabia, ha la forza di dire ad un incredulo Sherif Ali ibn al-Kharish, il suo compagno arabo: “Niente sta scritto”. Questa è una delle scene più note del kolossal del 1962 “Lawrence d’Arabia” diretto da David Lean. Indimenticabile è il dialogo tra Peter O’Toole (che impersona El Lawrence) e Omar Sharif (il comandante arabo) che, alla sera attorno al fuoco, ritornano sui temi del destino e della libertà».

E così, continua, il direttore di Unimondo, «l’esistenza riserva sorprese, anche positive: niente sta scritto. Nulla è scontato, nel bene e nel male. La vita (anche quella biologica) è segnata dalla libertà, il destino dalla necessità: ma la vita supera il destino. Questa è la lezione del giornalista e romanziere russo Vasilij Grossman. In questo film documentario non c’è il deserto. Ci sono strade, montagne. La città di Trento, l’altopiano del Kenya. Non ci sono attori come O’Toole o Sharif, ma due persone normali e, allo stesso tempo, particolari. Che devono fare i conti con numerose difficoltà, testimoniando però come davvero “Niente sta scritto”».

Nato grazie al contributo della Fondazione Fontana , Fondazione Carito, Provincia autonoma di Trento e Itas mutua, il documentario sarà presentato mercoledì 30 maggio a Roma alle  18.30 presso il CINE DETOUR in Via Urbana 107, con dialogo aperto che coinvolge regista e protagonisti della storia.

qui il sito della Fondazione Fontana con il trailer del film

 

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