Nel castello di Barbablù

Della fiaba, ad affascinare il regista Mauro De Candia sono le complesse dinamiche psicologiche dell’amore.
Una scena dell'opera

Attivo a Berlino, chiamato in Europa e Usa per nuove creazioni, Mauro De Candia ritaglia ogni anno del tempo per regalare alla sua città un debutto assoluto: Barbablù: un castello di reliquie d’amore. Della fiaba, ad affascinarlo sono le complesse dinamiche psicologiche dell’amore. Divide in due parti il balletto ritagliandosi il ruolo dell’artefice che guarda, in un flashback, l’ennesimo matrimonio della vittima di turno. 
Nell’interno domestico, su musiche da varietà, una coppia danza felice la sua unione con scenette di vita quotidiana: tra sedie, piccoli oggetti, e nuvole da fumetto, per parlarsi a distanza quando prevarrà l’incomunicabilità.
Una fiaba interrotta a tratti da Barbablù che appare e scompare insinuandosi fra i due. Fino a condurli nella stanza delle reliquie dove pendono sette manichini. E il terzetto ingaggia una danza struggente che porterà alla morte della donna, sancendo l’impossibilità di amare e la solitudine di Barbablù, abbracciato ad una bambola feticcio.
Tra sogno e realtà, De Candia tesse una maglia gestuale contemporanea sui due interpreti, Xanthe Geeves e Gregor Thieler, dove il rapporto tra uomo e donna risulta trasceso in una drammatizzazione simbolica di grande forza.
 
Al Teatro Curci di Barletta.

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