Mother Cabrini

Il film sulla storia di santa Francesca Cabrini, apostola dei migranti, dopo l’ anteprima nella filmoteca Vaticana,  esordirà per il grande pubblico il 12 maggio a Milano

Chi più chi meno i Santi sono tutti attuali, per il loro messaggio morale e sociale sempreverde. Ma certi sono moderni e anticipatori in modo speciale, sorprendente. Come Francesca Cabrini (1850-1917), la patrona degli emigranti, la suorina lombarda che “emigrò” pure lei negli Usa nel 1889 per assistere materialmente e spiritualmente i sempre più numerosi connazionali poveri, sfruttati ed emarginati e fondò a New York e non solo in quasi 30 anni ben 67 opere sociali tra scuole, ospedali, centri per anziani ecc.

Grazie alla Cabrini gli italiani in America non solo migliorarono la loro qualità di vita, il lavoro ecc., ma videro crescere il credito e la simpatia nei loro confronti da parte degli altri cittadini, sia statunitensi che stranieri.

La grande apostola sociale del XX secolo da un lato mise in condizione gli americani di accogliere più volentieri i nostri migranti, dall’altro spinse i compatrioti a educarsi, evolversi, riscattarsi e prendere coscienza della propria identità storico-culturale e religiosa, per integrarsi meglio nella società americana e dare un contributo incisivo e originale al suo arricchimento e sviluppo sia economico che culturale.

Questo percorso fecondo e stupefacente è ora raccontato in un buon film coprodotto in Italia, Mother Cabrini, realizzato da Cristiana Video con la partecipazione delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù (note come le “Madri Cabrini”, da lei fondate in sintonia col vescovo Giambattista Scalabrini, padre storico di missioni e missionari, beatificato da papa Woytjla nel 1997) e del Global Catholic Network (EWTN), la più grande rete mondiale dei media religiosi.

Il film, che ha avuto il patrocinio di monsignor Rino Fisichella e del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione da lui guidato, circola già con successo negli Usa e sta per debuttare in Sudamerica e Spagna.

Da noi è stato visto in anteprima nella filmoteca Vaticana ed esordirà per il grande pubblico il 12 maggio all’Odeon di Milano, alle 10,30 del mattino, doppiato in italiano: l’edizione originale è in inglese con sottotitoli in italiano. La pellicola (ormai si fa per dire!) dura 99 minuti, è girata in Hd e 4K – addio romantica “pizza” alla celluloide, pure per i film religiosi! – ed è sceneggiata da Daniela Guerrieri. Di quest’ultima è anche la regia, svolta con efficacia e collaudato mestiere.

Il film si concentra sul trentennio 1862-92 dell’itinerario della Cabrini, il più intenso e difficile. La vocazione, la scelta missionaria, gli ostacoli incontrati nel proposito, già fermo, di servire i nostri emigrati in America.

E poi le difficoltà e i sacrifici sul campo, a New York e negli States, con muri e trabocchetti alzati e scavati davanti a lei su ogni fronte, dai diktat della gerarchia ecclesiastica ai pregiudizi della middle class, dal continuo bisogno di denaro per fondare alle povertà da soccorrere e condividere, dall’incomprensione dentro e fuori la Chiesa all’esigenza d’inventarsi un’ardua santità nuova, coniugando la modernità con una spiritualità millenaria.

E sul fondale una lotta, anch’essa combattuta con coraggio dalla Cabrini accanto a quella socio-educativa, per l’affermazione della donna, di fronte a un monopolio del potere maschile ancora indiscusso.

La protagonista, Cristina Odasso, straordinariamente somigliante al personaggio, è bravissima a rendere questa ricchezza e complessità psicologica e spirituale: la dolcezza materna (con le consorelle e i poveri) e la determinazione ferrea di Francesca, la sua carità evangelica e l’energia e autorevolezza davanti a prelati e borghesi, banchieri e traffichini, gangsters e politici arroganti.

La Cabrini della Odasso è in pieno, come lei fu, una santa e un’imprenditrice, una religiosa di preghiera e una donna d’azione, una persona forte e un’umile credente dedita agli altri e abbandonata in Dio.

Con Mother Cabrini la CristianaVideo, dopo il recente Brigida di Svezia, finalista al Catholic Film Festival, e i tanti video, documentari e servizi realizzati negli anni, ha fatto un nuovo passo avanti nel compimento del progetto “missionario” dei fondatori, Daniela Guerrieri e suo marito Fabio Carini, che si valgono della collaborazione di professionisti e amici, come il noto fotografo Roberto Verdirosi.

Il loro impegno si riassume nella promozione di un cinema e di una televisione sostanziati di valori e contenuti umani e spirituali alti, oggi a volte ignorati o dimenticati dal mondo dei media e della creatività per immagini.

 

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