L’Edipo di Herlitzka

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Sembra uscito da un dismesso teatro dei pupi. Come se fosse l’ultimo erede di una gloriosa tradizione di cantastorie che ha ancora tanto da raccontare. Ad accompagnarlo è la marionetta della figlia Antigone, e lui è un vecchio Edipo, vagabondo in giacca e cravatta ma fuori dal tempo, che parla a sé stesso e agli altri in una sorta di lucido delirio. Tutto il suo mondo di ricordi, orrori, pene, è racchiuso dentro una valigia spinta da rotelle, come per allentare la fatica del peregrinare. Da essa trarrà fuori altre marionette a imbastire un coro di fantasmi, di dialoghi e storie di personaggi tratti dalla grande tragedia greca di Sofocle: Ismene, Laio, Giocasta, Eteocle e Polinice, Creonte. In questa vibrante ed evocativa riscrittura dell’Edipo a Colono operata da Ruggero Cappuccio, il monologante protagoni- sta declina anche il siciliano, il napoletano e il veneto in un mix poetico e arcaico che altro non è che un ininterrotto flusso di coscienza per espiare la sua inconsapevole colpa. Assente a sé stesso, totalmente immerso in un mondo altro, tutto interiore, ma che giunge dritto allo spettatore attirandolo nel suo gorgo, Roberto Herlitzka si fa mattatore confidenziale. Tira fuori le corde pazze pirandelliane, le tinte beckettiane, gli echi epici, le movenze da avanspettacolo alla Totò, con una gamma di toni di ruvida, tenera, straziante sonorità. Da grandissimo attore qual è. La profondità dello spazio del teatro India, dove si colloca sapientemente la messinscena, aumenta la suggestione del racconto grazie alla scenografia riempita dai magnifici cavalli obliqui di Mimmo Paladino, che fuoriescono come sfingi dal suolo (ripresi dalla celebre installazione della Montagna di sale in piazza Plebiscito a Napoli). Nella penombra di questo bosco di Colono disseminato di lance dalle quali pendono corone di rosario e, infilzate, maschere metalliche, il brancolante cieco, infine, al rumore del tuono che gli preannuncia la morte, si avvierà con le riconciliate Erinni divenute le benevole Eumenidi, per andare a morire in pace. Richiusa la valigia con le sue cianfrusaglie si incammina verso la porta frontale nel fondo della sala e, spalancandola sull’esterno della città, sparirà non senza aver prima indugiato a guardarci. Giuseppe Distefano Al Teatro India di Roma. MEDITERRANEA Il Balletto della Scala porta in scena (Teatro degli Arcimboldi di Milano, dal 25 al 30/3) la celebre coreografia di Mauro Bigonzetti, a quindici anni dalla sua creazione, e che acquisisce in repertorio in esclusiva assoluta. Per l’occasione Bigonzetti dedica agli artisti scaligeri (con l’étoile Massimo Murru) un vero riadattamento coreografico, declinando su di loro una produzione che si rinnova mantenendo, la forza, i colori e il senso di un viaggio attraverso le culture musicali dei paesi che si affacciano sul mare nostrum.

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