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Papa Leone XIV: il cuore della Chiesa è straziato per le vittime della guerra

di Vittoria Terenzi

- Fonte: Città Nuova

Continuano gli appelli di papa Leone XIV per la pace, che in maniera controcorrente rispetto all’azione dei governi, ha chiesto ai vescovi della CEI di avviare percorsi di educazione alla nonviolenza, iniziative di mediazione nei conflitti locali, progetti di accoglienza

Papa Francesco tra i fedeli in piazza San Pietro. Foto Ansa e Vatican media

«Non dobbiamo abituarci alla guerra!». Il monito papa Leone XIV conclude l’udienza generale di mercoledì 18 giugno, ricordando conflitti vecchi e recenti. «Il cuore della Chiesa è straziato per le grida che si levano dai luoghi di guerra, in particolare dall’Ucraina, dall’Iran, da Israele, da Gaza», dice. «Bisogna respingere come una tentazione il fascino degli armamenti potenti e sofisticati. In realtà, poiché nella guerra odierna “si fa uso di armi scientifiche di ogni genere, la sua atrocità minaccia di condurre i combattenti a una barbarie di gran lunga superiore a quella dei tempi passati”» (Gaudium et spes).

Un richiamo alla responsabilità e alla ragione che il papa aveva già espresso nei giorni passati, ribadendo che «nessuno dovrebbe mai minacciare l’esistenza dell’altro. È dovere di tutti i Paesi sostenere la causa della pace, avviando cammini di riconciliazione e favorendo soluzioni che garantiscano sicurezza e dignità per tutti» (udienza giubilare, 14 giugno).

L’invito alla pace, alla riconciliazione tra le persone e tra i popoli, bisogno urgente del mondo e anelito del cuore umano, è stato il suo richiamo insistente fin dai primi momenti del pontificato: la preghiera per una pace disarmata – che non impone, non minaccia, non innalza muri – e disarmante – forte ma umile -, che scioglie ogni ostilità; l’appello ai responsabili delle nazioni affinché venga rispettata la dignità umana secondo il diritto internazionale; la sollecitazione rivolta a ciascuno a pacificare il cuore nell’incontro con Dio e ad aprirsi al dialogo costruttivo con gli altri. Solo un cuore pacifico, infatti, può diffondere la pace in famiglia, nella società, nelle relazioni internazionali.

Palestinesi durante la preghiera del venerdì di fronte alle loro case distrutte dai bombardamenti israeliani a Khan Yunis, a sud della Striscia di Gaza, 7 febbraio 2025, Ansa EPA/HAITHAM IMAD

Per 137 volte, nell’ultimo mese, la parola «pace» è stata pronunciata dal pontefice che ha invitato tutti a impegnarsi per edificare un mondo più sicuro, per costruire una società fondata sulla giustizia, sulla fraternità e sul bene comune.

Così, nell’udienza ai vescovi della CEI, Leone XIV li ha invitati a sviluppare un’attenzione pastorale sul tema della pace, promuovendo «percorsi di educazione alla nonviolenza, iniziative di mediazione nei conflitti locali, progetti di accoglienza che trasformino la paura dell’altro in opportunità di incontro». Un itinerario che abiliti tutti a divenire artigiani di pace nei luoghi della vita quotidiana attraverso un cammino che, partendo dall’incontro personale con Dio, si allarghi alla comunità familiare, a quella parrocchiale e giunga a “contagiare” i quartieri e le periferie urbane ed esistenziali.

L’augurio è che «ogni comunità diventi una “casa della pace”, dove si impara a disinnescare l’ostilità attraverso il dialogo, dove si pratica la giustizia e si custodisce il perdono. La pace non è un’utopia spirituale: è una via umile, fatta di gesti quotidiani, che intreccia pazienza e coraggio, ascolto e azione. E che chiede oggi, più che mai, la nostra presenza vigile e generativa».

Palazzi devastati dalle bombe russe a Voznesensk, nel sud dell’Ucraina, 04 marzo 2022.
ANSA/SKY NEWS

Si tratta di una pace “attiva” che può nascere con l’impegno di tutti, cercando di superare le inevitabili incomprensioni, con pazienza, empatia, evitando i pregiudizi e coltivando la cultura del dialogo. È importante, dunque, che le realtà ecclesiali siano «spazi di ascolto intergenerazionale, di confronto con mondi diversi, di cura delle parole e delle relazioni. Perché solo dove c’è ascolto può nascere comunione, e solo dove c’è comunione la verità diventa credibile».

Davanti alle sfide che stanno trasformando la percezione e l’esperienza della vita e interpellano la donna e l’uomo di oggi – l’intelligenza artificiale, le biotecnologie, i social media – occorre tutelare la dignità della persona umana, che «rischia di venire appiattita o dimenticata, sostituita da funzioni, automatismi, simulazioni. Ma la persona non è un sistema di algoritmi: è creatura, relazione, mistero», ricorda il papa. È necessaria, dunque, una riflessione approfondita sull’umano, senza la quale la fede rischia di essere disincarnata.

In questo anno Giubilare, come pellegrini di speranza, ha spiegato Leone XIV ai movimenti e alle associazioni nel corso della veglia di Pentecoste, bisogna aprire il cuore alla consapevolezza di essere un popolo che cammina insieme, in stile sinodale, e «la terra riposerà, la giustizia si affermerà, i poveri gioiranno, la pace tornerà se non ci muoveremo più come predatori, ma come pellegrini».

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