L’amarezza di Cannes

La  65a edizione premia  la durezza del nostro tempo. Vincono “Amour” di Haneke e “Reality” di Garrone.
Matteo Garrone

Se è vero che una partecipazione massiccia aumenta il calcolo delle       probabilità di far centro, è altrettanto vero che la quantità non offre garanzie assolute di ritorni sicuri e numerosi. Lo dimostrano i palmarès del 65° Festival, dove se quasi la metà dei film in concorso erano americani (cinque) e francesi (quattro), soltanto Amour (passaporto transalpino,  ma diretto dall'austriaco Michael Haneke) è riuscito a spuntarla aggiudicandosi la Palma d'oro.

Il Grand Prix è stato assegnato all'Italia grazie a Reality di Matteo Garrone; il Premio della giuria alla Gran Bretagna con The Angel's Share (La parte degli angeli) di Ken Loach; la Palma per la regia al messicano Carlos Reygadas per Post tenebras lux e, infine, quella per la sceneggiatura al romeno Cristian Mungiu per Oltre le colline. Miglior attore il danese Mads Mikkelsen per The Hunt di Thomas Vinterber e migliori attrici Cosmina Stratan e Cristina Flutur ancora per Oltre le colline.

Farà parecchio discutere il film al quale è toccato il riconoscimento maggiore. Non per le sue indubbie qualità, quanto per il contenuto. Coinvolgente, racconta gli ultimi giorni di una coppia. Lei è l'indimenticabile Emmanuelle Riva di Hiroshima mon amour di Alain Resnais, lui è Jean-Louis Trintignant. Una vita mano nella mano. Ma lei è affetta da un inguaribile male… Bisognerebbe aggiungere un punto interrogativo al titolo. Amore? Il gesto estremo compiuto dal marito non è un atto di coraggio, né d'amore. La sua è una resa. Alla vecchiaia, al male, alla sofferenza. Il coraggio consiste nel lottare. E Amour non lo fa. Si schiera dalla parte della cultura della morte.

Reality di Matteo Garrone è il ritratto soltanto apparentemente paradossale dell'Italia d'oggi, della sua caduta di valori, travolti dall'ossessione di un'effimera celebrità attraverso il Grande Fratello. Identikit angosciante di un Paese di mostri e della sua deriva paranoica, senza cinismo e cattiveria, ma con un senso di pietas che invita a riflettere sul nostro futuro.

Con gli anni, Ken Loach si è fatto più duttile, il suo impegno civile e politico si è trasformato in un invito a sperare. The Angel's Share, ambientato nella Scozia dei giovani disoccupati, è un film con i toni e i sapori della commedia, impastati di un umore sottoproletario che trova il suo riscatto in “due soldi di speranza”.        

Il resto appartiene alla cronaca e si misurerà con il giudizio del pubblico  nella prossima stagione. A cominciare dal messicano Post tenebras lux, premiato per una regia di tipo sperimentale, e del romeno Oltre le colline (di Cristian Mungiu, Palma d'oro nel 2007 per 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni), miglior sceneggiatura per una anacronistica storia di sopraffazione, intransigenza e intolleranza.

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