La seconda nascita, quella vera

L’avventura dell’amor di Dio attraversa quella fase di transito che è l’abbandono.
Un gruppo di persone

Oggi, come prima di Cristo, e anche peggio di allora, sta dilatandosi sul mondo la noia solcata di paura, un senso di stanchezza. L’uomo ha paura di sé, della sua anima, e si getta in braccio alla moltitudine, non per unirsi, ma per perdersi. Risorge Cristo nei rapporti umani quando si immette amore in essi, quando essi sono carità, cioè servizio. Per unirsi a Dio e coi fratelli bisogna dare spazio alla sua grazia, sgomberando l’anima da quella montagna che è l’amore di sé. Chi ama sé, contempla sé e vive sé.
Chi ama Dio, contempla Dio e vive lui. Svuotarsi, in questo modo, è gettare via l’ingombro di gelosie e d’invidie, d’orgoglio e vanità, con le stesse pene e i crucci che le limitazioni dell’egoismo suscitano. Certo è un momento rischioso quello in cui la creatura “nasce di nuovo”, nasce alla seconda vita, che è la vera. Avviene allora una lacerazione, la quale ricorda quella della nascita fisica, quando un essere si distacca con sangue dal seno materno. Difatti la seconda nascita implica un distaccarsi dal grembo di abitudini magari belle, di affetti, spesso dolci, persino da pratiche pie, oltre che da persone, della cui comunione l’anima si compiaceva. La potatura di quel nesso, connaturale con la nostra carne, duole e sanguina. Si è tentati di evitarla, tirando avanti, come talpe, nel sottosuolo del compromesso.

E invece chi, come Cristo in croce, accetta quella fase di transito in cui, in un attimo di abbandono il mondo circostante pare spezzarsi e l’anima, come avventata nel vuoto, entra nella gloria donde persone e cose le si presentano in una prospettiva nuova e gli affetti assumono una sostanza divina. Allora ama davvero. Ama d’un amore in cui non entrano simpatie umane e calcoli particolari, cose caduche. Ama a mo’ di Dio, come il Padre ama il Figlio, come Gesù ama noi. Chi impegna totalmente sé, coi talenti, il denaro, la famiglia e gli affetti in questo amore, è uno che si getta all’avventura dell’amor di Dio: si tuffa nell’oceano della divinità. Ma egli si tuffa e Dio lo raccoglie: «Date e vi sarà dato».
 
Da: La divina avventura, Città Nuova, 1960.

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