La poesia come mezzo per esprimere la fede

Storia di Luigi Fallacara, poeta e scrittore del Novecento vissuto tra Bari e Firenze
Carlo Betocchi

Nei giorni scorsi la città di Bari ha ricordato Luigi Fallacara (a destra nella foto), il più importante scrittore barese del secolo scorso, in occasione del 50° anniversario della sua morte.

Nato a Bari nel 1880 da una famiglia definita dagli storici cattolico-liberale, bisnipote di Giuseppe Bozzi, carbonaro condannato a 24 anni di carcere, cui è intitolata una strada a Bari, Luigi Fallacara si trasferì a Firenze per frequentare l'Università di lettere. «Trovai nei caffè, nelle librerie, per le strade, più insegnamenti che in quelle aule severe», commenta nella sua autobiografia. Incominciò a collaborare con Lacerba, una rivista definita da lui stesso «dell'avanguardia letteraria, che voleva dire aver letto tutti i libri, sapersi portatori di un nuovo verbo». La Voce e Lacerba erano le importanti e note riviste di un vasto movimento culturale e letterario. «In via Cavour si potevano incontrare Papini, Prezzolini, De Robertis e anche Renato Serra; alle "Giubbe Rosse" Palazzeschi, Jahier, Ungaretti, Sbarbaro; e in via Ventisette Aprile, da "Beppe", anche Soffici e Campana» (da Ritratti su misura, Sodalizio del Libro, Venezia, giugno 1960).

Dello scrittore si è parlato nel convegno “Bari riscopre Luigi Fallacara”, svoltosi all'università e in un incontro che si è svolto presso la Sala consiliare del Comune di Bari, nel corso del quale sono stati presentati la monografia Luigi Fallacara e la fede nella poesia, Commento all’opera poetica 1914-1952 e la nuova edizione del romanzo fallacariano Terra d’argento, con la partecipazione di Marilena Squicciarini, autrice del saggio e curatrice del romanzo, e Daniele Maria Pegorari.

Il professor Giuseppe Langella, assieme alle ricercatrici Chiara Didonè, Francesca Riva, Valentina Puleo, della Cattolica di Milano, con la prof. Wanda De Nunzio di Bari hanno messo in luce vari aspetti della produzione letteraria di  Fallacara.

Egli, oltre ad essere un grande scrittore e poeta, è stato un uomo di spiritualità, che si è manifestata a seguito dell’esperienza ad Assisi, durante la Prima guerra mondiale, dove si era trasferito come insegnante con la moglie Antonietta Del Bianco, anch'essa collega di lettere. Qui Fallacara trova la fede cristiana e traduce la mistica Angela da Foligno incamminandosi sulle orme di San Francesco. Grazie a questa esperienza profonda Fallacara scopre il «senso metafisico di ogni vera poesia, nell’apertura di amore per tutte le creature», nonché la poesia come mezzo per esprimere la fede. Nelle poesie l’autore esprime il suo rapporto con la speranza e la fede, pur non escludendo il dolore e le difficoltà. Affrontò anche la Seconda guerra mondiale, affermando di essere ancora alla ricerca della verità, «ricerca di una realtà ultraterrena», come egli stesso afferma.

Alla celebrazione barese hanno partecipato alcuni familiari di Luigi Fallacara: la nipote Cristiana Romano, in un suo commosso ricordo, e la figlia Gabriella, la quale nel suo intervento ha delineato il profilo di suo padre con le parole di Igino Giordani, noto scrittore, politico, giornalista e co-fondatore del Movimento dei Focolari. Egli descriveva Fallacara come una persona che «viveva nella costante tensione di trasferire l'umano nel divino». Ella stessa ha affermato che oggi, dopo cinquanta anni dalla sua morte, si sta riscoprendo il valore della sua vita in una dimensione nuova, sconosciuta prima anche a lei, sottolineando quanto questo sia possibile grazie alla comunione. «Perché solo una conoscenza d'amore può dare una conoscenza così profonda e così vera, perché la verità è l'amore, ed è lì che si conosce ed è lì che si comunica soprattutto. Infatti, prosegue, stasera mio padre è stato conosciuto, ma in un modo vero».

La Puglia si rivela la culla di una florida cultura del Novecento in cui, grazie all'arte e alla letteratura, si coglie quanto sia vasto il patrimonio della storia dei nostri antenati che dal Nord al Sud della penisola ci hanno accompagnato, con grande esempio, al nostro tempo. Questo evento ha messo in luce profondi legami culturali e patriottici della regione col resto della Nazione e ha scoperto la profonda italianità, non inferiore a quella di altre regioni tradizionalmente considerate culle culturali di quello che è considerato solamente il “tacco d’Italia”.

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