La piramide dei mancati pagamenti

Ci vuole poco perché un'azienda vada in malora quando un creditore non versa il dovuto. È un'emergenza
Lavoro

Sembra proprio che il vero sport nazionale sia il salto del pagamento. Il privato evita di pagare almeno in parte i lavori fatti dall’artigiano, l’artigiano a sua volta evita di pagare… Gli artigiani e gli imprenditori in genere sanno bene cosa vuol dire “ricevuta bancaria insoluta” cui segue la telefonata “bonaria” al cliente il quale, bontà sua, manda l’assegno (magari postdatato) a copertura (anche lui non è stato pagato da altri). Se poi il cliente è un Comune, una Ulss o altro ente… meglio non parlarne.

In Italia la durata media del credito commerciale è di gran lunga la più elevata in Europa, veramente devastante. Questo drena i mezzi finanziari delle imprese. Chi si trova ad avviare un’attività in genere non dispone di molti mezzi, come pure i molti piccoli imprenditori. Si viaggia nell’incertezza del domani. Ieri ero di turno allo sportello Microcredito di Piazzola (Pd) quando si è presentato Gino (il nome è di fantasia per rispetto della privacy), che era un piccolo imprenditore edile, fino a due anni fa. Come è usuale nel settore, un committente grosso non lo ha pagato. Il credito è in mani d’avvocato. I tempi giudiziari sono naturalmente biblici. Il recupero del credito? È meglio metterlo tra le “varie ed eventuali”. Intanto Gino, in grosse difficoltà, decide di diventare lavoratore dipendente per essere più tranquillo e lavorare serenamente. Passano pochi mesi, l’azienda ha problemi e Gino si ritrova disoccupato. E così eccolo al nostro sportello a chiedere sostegno a valere sul Fondo straordinario di solidarietà Caritas.

La storia di Gino è solo una delle tantissime, tutte simili. La frase degli operatori è sempre la stessa: «Faccio fatica a salvarmi perché non mi pagano, è una lotta continua». Il non onorare i pagamenti costituisce la vera attuale prima emergenza economico-sociale oltre che morale. Non vi è altro problema più urgente. Vediamo alcune conseguenze di tale situazione: i giovani che avviano un’attività in proprio sono le prime vittime dell’"insoluto" perché non hanno "forza contrattuale"; avviare una piccola attività autonoma sarebbe il naturale “ammortizzatore sociale” in un momento in cui il lavoro dipendente ha perso tutte le sue certezze legali e sindacali, ma questo è impossibile per quanto appena detto (è qui minore il danno causato dalla burocrazia e dal carico fiscale!).

Si è creato un clima di guerra tra i poveri: «Hanno fatto l’insoluto a me e io lo faccio agli altri»; grossissimi operatori economici e finanziari godono di una iniqua rendita di posizione, nel senso che possono permettersi il lusso di dilazionare a piacere i piccoli e numerosi fornitori. Generano in tal modo, anche grazie ai finanziamenti bancari, una leva finanziaria smisurata che consente loro di operare anche in carenza di capitali propri. Creano aziende con pochi capitali propri. Sono così enormemente facilitate le possibilità di default pilotati, le chiusure, le delocalizzazioni. La responsabilità sociale? Mah! Si è creata in sostanza una instabile piramide finanziaria che poggia sul credito commerciale che forzatamente i piccoli devono concedere mese per mese. Questo rende altamente instabile tutto il sistema economico.

I politici amano la locuzione “silenzio assordante”. Il silenzio dei media su questo argomento non è solo assordante ma anche devastante. I media sono i primi complici dell’attuale crisi che papa Benedetto XVI, uscendo dal falso schema che i media stessi passano – «Crisi finanziaria che si riflette sull’economia reale» – ha definito invece come «crisi di origine morale».

E noi, non possiamo proprio far nulla? Neppure un articolo di stampa?

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