La Macedonia del Nord nella Nato

Il piccolo stato balcanico firma il protocollo di adesione all’Alleanza Atlantica. Avviato il percorso per adesione a Unione europea
EPA/GEORGI LICOVSKI

Jens Stoltenberg, segretario generale della NATO, non nasconde l’entusiasmo quando twitta che «il 6 febbraio scriveremo la storia: gli alleati della NATO firmeranno il protocollo di adesione con la futura Repubblica di Macedonia del Nord». Infatti, il ministro degli esteri della Macedonia del Nord, Nikola Dimitrov, si unisce ai rappresentanti degli altri 29 paesi membri dell’Alleanza Atlantica per la cerimonia che si svolge nel Quartier Generale della NATO a Bruxelles.

Il piccolo Paese balcanico, che ha avuto per anni la denominazione provvisoria di FYROM (Former Yugoslav Republic of Macedonia, cioè Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia), può intraprendere questa iniziativa dopo avere ha accettato di cambiare il proprio nome in Macedonia del Nord, per risolvere una disputa di 27 anni con la Grecia.

La Grecia, infatti, bloccato l’accesso dell’attuale Macedonia del Nord alla NATO e all’Unione europea (UE), sostenendo che il nome Macedonia apparteneva alla propria provincia settentrionale, chiamata anch’essa Macedonia. Lo storico accordo tra Grecia e Macedonia del Nord è stato ratificato dal parlamento greco il 25 gennaio.

Il protocollo di adesione alla NATO deve essere firmato da ciascuno Stato membro dell’Alleanza Atlantica per poi essere ratificato dai rispettivi parlamenti, procedimento che non dovrebbe subire intoppi ma che richiede comunque molto tempo.

Zoran Zaev, primo ministro macedone, spera che anche i colloqui per entrare nell’UE procedano spediti. Il Consiglio europeo di giugno potrebbe infatti decidere di aprire i negoziati di adesione della Macedonia del Nord all’UE.

Dal punto di vista geopolitico l’adesione della Macedonia del Nord all’Alleanza Atlantica è un ulteriore tassello per la stabilizzazione dei Balcani e, indubbiamente, l’adesione all’UE sarebbe un punto di arrivo importante. Infatti, nei Balcani non mancano tensioni locali che solo all’interno di un blocco più ampio, come appunto quello dell’UE, possono essere stemperate.

 

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