La fastidiosa voce dei giovani

Complotti, interessi nascosti, ingenuità. Tante le accuse a Greta e ai suoi amici. Ma insieme si può cambiare la rotta. L’opinione di una nostra giovane collaboratrice

19 aprile 2019: Greta Thunberg approda a Roma. Piazza del Popolo è gremita, migliaia di ragazzi si sono radunati per sentirla parlare. Dall’altra parte molti adulti si scatenano con i commenti: accusano la giovane attivista di aver semplicemente dato avvio a una nuova tendenza glamour (fascino), o di essere strumento di complotti. Che si tratti invece di una forte voce scomoda, contro gli interessi di molti? Ma forse esistono anche adulti disposti ad ascoltare nuove voci, comprese quelle fastidiose da accettare.

C’è chi parla di una scia “eco-chic”, per definire la moda di chi compra borracce in alluminio o evita imballaggi in plastica. Le obiezioni più frequenti riguardano gli interessi economici che stanno sotto tutto questo: imprese di impianti eolici e fotovoltaici, vendita di prodotti eco sul mercato, organizzazioni ambientaliste e animaliste che raddoppiano il numero di iscritti. Quanti interessi ci sono dietro le mosse di quella ragazzina? È stato tutto pianificato per appesantire i portafogli di qualcuno?

Altri si limitano ad alzare le spalle pensando che «anche quest’ondata passerà». Questi “altri” dimostrano di essere interessati a screditare la tesi ecologista oppure rassegnati e incapaci di pensare a un mondo diverso. Chi fa parte del primo gruppo deve scontrarsi con i dati oggettivi degli scienziati. Chi fa parte del secondo… deve vedersela con coloro che si batteranno per fargli cambiare idea.
Il caso dell’addetto svedese alle pubbliche relazioni (Pr), che ha usato la foto di Greta per raccogliere fondi per la propria società di consulenza, dimostra che l’immagine della ragazza dalle trecce bionde potrebbe effettivamente essere utilizzata per secondi fini. È chiaro che bisognerà lottare affinché questo fenomeno venga arginato il più possibile.

Eppure non ci si può fermare a questo caso (peraltro conclusosi con le scuse del Pr), alle diffuse teorie del complotto, della Thunberg extraterrestre, manipolata o malata. Non si può pensare che questo basti a bloccare un progetto che pure viene appoggiato da scienziati e ricercatori di grande esperienza.

Usiamo invece l’esempio della ragazzina svedese per riflettere, per pensare un attimo a quanti giovani sognano di spendere il proprio futuro per realizzare qualcosa di grande. Greta, grazie ad alcune situazioni favorevoli, ma soprattutto per merito della sua tenacia, è riuscita ad essere ascoltata da quasi tutto il pianeta. Se lei venisse fermata, sarebbe il segnale che un giovane, oggi, non può mettersi in testa di cambiare un mondo che non va. Un mondo che, a questo punto, si ridurrebbe ad essere come un fiume che trasporta e travolge i suoi naviganti, i quali non possono cambiare rotta.
Eppure ci sono tanti adulti che hanno preso in mano i remi e, non riuscendo più a vincere da soli la corrente, si sono messi all’opera per unirsi e sostenere gli altri (i giovani) che provano a farlo.

Il 19 aprile molti “grandi” hanno fatto sentire la propria voce, rivolgendosi a Greta e ai suoi seguaci: prima di tutti papa Francesco con «vai avanti così»; poi la Casellati in Senato con «grazie Greta per il tuo coraggio» e Tajani, presidente del Parlamento europeo, con «va aiutata a combattere le sue battaglie». Antonello Pasini, scienziato del clima, vorrebbe «fare un patto tra noi scienziati e voi ragazzi […] perché quando la scienza è libera, sganciata da ogni logica di potere […], si può salvare il mondo. Sii forte, siate forti». L’imprenditrice Daniela Ducato è lapidaria: «Con Greta si cambia».

Quindi c’è chi invita a lasciar perdere agitando l’ipotesi di complotti vari, chi cerca di trarre profitto personale dalla situazione, ma anche chi crede che il cambiamento vada cercato e promosso. Insieme. Infatti quella ragazzina, senza gli scienziati adulti che le hanno dato credito e supporto, e senza le migliaia di giovani che si sono attivati per dare eco alla sua voce, non avrebbe fatto tanta strada.

Quella attuale non è una generazione di ragazzi che sta bene solo sdraiata al sole e cullata dalle onde. Impariamo invece a riconoscere i giovani come “nuovi rematori” in grado di risalire un fiume che, altrimenti, porta dritto a una cascata distruttiva. Solo con la collaborazione tra chi si è appena imbarcato e chi naviga già da tempo, si può sperare davvero di invertire la rotta.

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