Il tempo ristretto

A proposito di democrazia.
Orologi

Al dire di alcuni tra i più acuti e puntuali osservatori delle cose politiche la questione cruciale, oggi, è il restringimento dell’orizzonte del tempo. È come se tutto si fosse accartocciato su ciò che viviamo adesso, sino a smarrire il senso e il gusto di lavorare con progettualità per il futuro. Ciò, beninteso, non vale solo per la politica ma per tutte le dimensioni dell’esistere.

Questa situazione invita a riconsiderare il significato e il valore del tempo. Anche perché, nel nostro modo di viverlo e gestirlo, è innanzi tutto in questione – come ben sanno i maestri della vita spirituale – la verità e la giustezza del nostro cammino alla sequela di Gesù.

Per riprendere le parole ben note della tradizione cristiana, bisogna distinguere “i tempi e i momenti”: e cioè gli orizzonti più ampi della vita personale e sociale, da una parte, e quell’attimo presente che ci raggiunge in forma imprevista e irripetibile nell’hic et nunc, dall’altra. Perché il tempo ha un ritmo tutto suo. Si tratta di essere aperti all’appello che ci viene dall’attimo presente e, proprio per questo, di vivere e operare con realismo e sagacia per i periodi più distesi della vita e della storia. Pronti a correggere la rotta, quando ciò fosse necessario.

 

Un simile atteggiamento nulla ha a che spartire col voler spremere a tutti i costi il maggior guadagno possibile dal presente, senza benché minimamente occuparsi del futuro proprio e altrui.

Si può anzi senz’altro pensare che solo chi, senza pregiudizi e condizioni, è aperto all’appello che ci raggiunge dal presente, proprio perché interpellato nel centro del proprio cuore e della propria mente, sa di qui allargare lo sguardo sui tempi lunghi del suo impegno e del bene comune.

Del resto, quest’apertura (al presente e in esso al futuro) è tanto più vera ed efficace quand’è fatta insieme: e cioè quando si accolgono gli appelli e le sfide che il tempo ci rivolge in modo non individualistico, ma nel dialogo e nel discernimento esercitato in comune.

Se le cose stanno davvero così, il modo di fare politica, e più latamente il modo di operare per la costruzione della società in tutte le sue espressioni, hanno oggi da vivere una profonda conversione.

La democrazia, ad esempio, può vivere e crescere solo se la percezione e la gestione del tempo ritrovano il loro vero ritmo. Altrimenti deperisce e rischia addirittura d’estinguersi. Né bastano le grandi idealità e le buone intenzioni. Il nostro compito è di non stancarsi mai di ripartire dalla base e dal piccolo che ci vede tutti e ciascuno protagonisti. Anche quando ciò diventa più arduo.

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