Il mondo di Mimmo Jodice

«Perdersi a guardare, immaginare, inseguire visioni al di fuori della realtà».
Mimmo Jodice

Col suo rigoroso bianco e nero, che restituisce una dimensione senza tempo, trasfigura scogli, vulcani, isole. Manca il paesaggio umano. Assente anche tra le rovine di antiche vestigia della serie Mediterraneo: frammenti di sculture, architetture o affreschi che hanno reso inconfondibile il suo stile. Nelle Vedute, alcuni particolari oleografici del paesaggio napoletano, assumono l’efficacia di icone. La figura umana la ritroviamo, invece, nella Napoli della sezione Sociali degli anni Settanta. Quella di Jodice – in questa antologica per i suoi cinquant’anni di attività – è una visione calma, meditativa, soggettiva, che ci invita all’interiorità. Come nelle foto dedicate al mare. Eletto a luogo del mito, della memoria, del sentimento. Abbagliante, talvolta nero come il buio o tagliato da vortici d’acqua. Attraverso lo sguardo di Jodice diventa metafora della condizione esistenziale. C’incanta il trittico che fissa l’onda velata sulla riva. Seduti, ne contempliamo il suono ipnotico dello sciabordio. Altra fonte di rivelazione, il cielo. Saturo di luce o denso di nubi; che tocca l’orizzonte marino o la terraferma; sfuma o taglia netto le linee di contatto.

 

Mimmo Jodice. Roma, Palazzo delle Esposizioni, fino all’11/7, catalogo Federico Motta Editore.

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