Ifigenia, liberata

In una sala prove (ma anche zona di incontro, biblioteca, salone, luogo di pensiero) attori e pubblico insieme a un regista, Carmelo Rifici, e a una drammaturga, Angela Demattè, riprendono il Mito degli Atridi, partendo dal testo Ifigenia in Aulide per una mise en espace sullo spettacolo Ifigenia, liberata

In una sala prove (ma anche zona di incontro, biblioteca, salone, luogo di pensiero) attori e pubblico insieme a un regista, Carmelo Rifici, e a una drammaturga, Angela Demattè, riprendono il Mito degli Atridi, partendo dal testo Ifigenia in Aulide per una mise en espace sullo spettacolo Ifigenia, liberata. Un pretesto per portare alla luce l’intuizione segreta di Euripide: l’eroe greco non è colpevole, colpevole è la folla che ha bisogno di un colpevole. «Lo spettacolo nasce dall’esigenza di indagare l’uso della violenza, sia a livello macroscopico sia nel microcosmo familiare – dichiara Rifici –. Nella sua continua evoluzione tecnologica e scientifica la nostra specie non ha mai fatto a meno delle guerre, del sangue, della sopraffazione. Perché? Ancora oggi gli uomini cedono alla violenza, non trovano altro modo per combatterla se non usandola a loro volta, sempre in nome di un padre da vendicare, di un territorio da difendere, di un Dio da obbedire. E mentre il mondo è sempre più occupato a prendersi cura delle proprie vittime, le vittime non cessano di diminuire».

 

Al Festival di Spoleto, il 13 e 14/7.

I più letti della settimana

Chiara D’Urbano nella APP di CN

La forte fede degli atei

Mediterraneo di fraternità

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons