I rusteghi incivili

Alla memorabile Trilogia della villeggiatura di vent’anni fa, Gabriele Vacis aggiunge ora un’altra personale rilettura goldoniana: I Rusteghi.
Una scena dello spettacolo

Alla memorabile Trilogia della villeggiatura di vent’anni fa, Gabriele Vacis aggiunge ora un’altra personale rilettura goldoniana: I Rusteghi. I nemici della civiltà. Due padri ricchi ma con una mentalità retriva combinano il matrimonio dei rispettivi figli: esigono che non si vedano prima delle nozze. I due giovani però, complici le mogli dei rusteghi, s’incontrano e si piacciono. Scoperti, provocano le ire paterne e il matrimonio rischia di saltare. Sarà proprio una donna, come spesso succede con Goldoni, a far sua l’arringa finale in cui inviterà gli “incivili” a maggiore civiltà. Finirà bene, perché siamo in una commedia: divertente, ma feroce nel mettere alla berlina mariti e padri autoritari, che considerano figli e mogli proprietà e non persone; e certi arricchiti di oggi, rozzi e incolti.
A indossare i costumi evocativi di un Settecento prêt-à-porter, per i tanti cambi di ruolo a vista, sono un manipolo di bravissimi attori, giovani e più maturi (Jurij Ferrini in testa), tutti uomini: un travestimento mai grottesco, che mostra un catalogo dei modi in cui una donna può reagire a un universo maschilista. Luci d’atmosfera antica, inserti video con gli attori che escono dal ruolo e commentano le immagini raccontando della propria vita familiare, pochi mobilii, teli di celophane e un rinoceronte da smuovere, fanno uno spettacolo di rara intelligenza scenica.
 
Al Quirino di Roma.

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