Gli orbi in cerca di luce

Il nuovo poetico lavoro della coppia Abbondanza/Bertoni narra una storia rincorrendo la memoria e i ricordi personali. A Bolzano e Rovereto

Della Parabola dei ciechi di Pieter Brueghel c’è la linea plastica, il procedere a tentoni, la fisicità del raggruppamento, il ritmo immaginaria. Di Cecità di Saramago c’è l’impatto emotivo, lo smarrimento, il trauma dettato da una condizione esistenziale prima che fisica. I riferimenti al celebre dipinto e al romanzo sono inevitabili nel nuovo poetico lavoro della coppia Abbondanza/Bertoni Gli Orbi.

Cinque interpreti, inclusi i due autori, persi nel definito vagabondare di un offuscamento interiore ascritto in uno spazio di traiettorie relazionali. Ce li restituisce il buio dal quale fuoriescono in fila, tenendosi per mano a formare un corpo unico. Accomunati da occhi bendati, dal passo all’unisono, dapprima incerti, poi sempre più sicuri nel procedere danzando, nell’acquisire la tattilità dello spazio vuoto occupato solo da un microfono. Da iniziali automi, in quel procedere seguendo il ritmo ossessivo della musica, intrecciano via via mani, braccia, gambe e piedi formando una catena umana apparentemente indissolubile. E sono cerchi, diagonali, curve, allineamenti nel martellante comporsi e scomporsi del minuscolo gruppo, fino a spezzarsi in fughe solitarie per trovare un’indipendenza, una propria autonomia declinata in singole esibizioni narcisistiche, in travestimenti smaglianti, per poter affermare una propria identità, narrare una propria storia rincorrendo la memoria e i ricordi personali.

C’è ironia, e autoironia, nell’assolo di Michele Abbondanza che, sulla canzone di Carmen Consoli Parole di burro, si concede ammiccamenti che ritroviamo in alcune sequenze degli altri interpreti impudichi e sfacciati nell’ostentare vizi e piaceri. Smesse le bende sugli occhi, eccoli ricomparire con elastici sulla bocca che ne limitano le parole frammentando la comunicazione orale. Trance e pantomime si alternano nella danza frenetica che li vede scatenarsi su una canzone di Celentano, per rivelarne infine le fragilità di umanissime creature in cerca di amore, verso le quali, infine, proviamo un senso di pietà in quella solitudine, in quello smarrimento che li assale quando, cessata la musica, il silenzio e il vuoto li coglie immobili mentre ci guardano smarriti.

“Gli orbi”, di Michele Abbondanza e Antonella Bertoni, con Eleonora Chiocchini, Tommaso Monza, Massimo Trombetta, Michele Abbondanza e Antonella Bertoni; luci Andrea Gentili. Al Teatro Cristallo di Bolzano, e al Teatro Zandonai di Rovereto.

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