Gen Rosso & Gen Verde un palco per il mondo

Gen Rosso Gen Verde

One Stage One World. Così si intitolava il concerto-evento tenutosi giorni fa al Pala Isozaki di Torino. Oltre settemila persone per un appuntamento che è stato non solo una celebrazione di due carriere che da oltre quarant’anni procedono in parallelo, ma anche un possibile incipit per una futura avventura in comune.

Due ore di canzoni e coreografie – condite da un po’ d’aneddotica – per raccontare una storia iniziata in quel di Loppiano la vigilia di Natale del 1966, grazie a una felice intuizione di Chiara Lubich. Da allora il Gen Rosso e il Gen Verde hanno suonato ai quattro angoli del mondo, hanno inciso oltre 600 canzoni in più di trenta lingue diverse, si sono esibiti davanti a tre papi, decine di capi di Stato e perfino alle Nazioni unite: un curriculum impressionante che giustifica l’appellativo di istituzioni, probabilmente le più note e blasonate della christian-music planetaria.

Nelle due ore di show, One Stage One World ha riassunto un po’ di tutto questo: cavalli di battaglia notissimi e qualche inedito scritto per l’occasione. Di fatto il primo vero concerto “in comune” delle due band, accomunate dal medesimo obiettivo (quello di dare forma artistica agli ideali evangelici), ma mai come questa volta fuse in un unico progetto. Un progetto in realtà ancora ai primi vagiti, ma che lascia intuire grandi potenzialità di sviluppo. Perché se il Gen Rosso porta l’energia estroversa del loro mainstream pop, il Gen Verde aggiunge la grazia tutta femminile di un gruppo che da anni gioca con atmosfere multietniche e raffinate armonizzazioni vocali.

E come sempre accade in questi happening, anche One Stage One World ha offerto uno spettacolo doppio; non solo per ciò che andava intersecandosi sul palco, ma anche per ciò che accadeva intorno: le ole allegre, e le risposte tra platea e gradinate, i cori all’unisono e l’immancabile incrociarsi di sguardi di chi sa di condividere un ideale di vita, quello di costruire un mondo più unito nel segno della fraternità universale.

E proprio qui sta il punto: le storie del Gen Rosso e del Gen Verde non sono leggibili come quelle di due semplici band internazionali (lo show è stato costruito da 42 artisti provenienti da ben 16 nazioni), ma soprattutto come una testimonianza fuori dai cliché dello show-biz: gente, tanto per dirne una, che progetta, costruisce, smonta e rimonta i propri spettacoli, artisti-operai lontani anni luce dai capricci delle star e dai proclami demagogici di chi non riesce a vivere quel che canta.

One Stage One World è solo un inizio, e come tale ha ancora le imprecisioni e i disordini di tutti i lavori in corso, ma la strada che indica è tanto chiara quanto promettente. Un progetto, come si legge sul retro dell’omonimo cd appena inciso insieme dai due gruppi, «realizzato nel contesto dell’Anno europeo del dialogo interculturale a favore dell’incontro tra etnie e culture». Un cantiere pieno di vita, di idee, di problemi da risolvere e di opportunità da cogliere. Lo chiedono i fan irriducibili come molti neofiti capitati al Palasport torinese e da lì usciti con addosso lo stupore un po’ frastornato di chi ancora non riesce a catalogare quel che ha appena vissuto.

 

 

CD SOTTO L’ALBERO

 

Bob Dylan

Christmas in the Heart

(Sony Bmg)

15 classici natalizi riuniti in un cd che l’inossidabile mr. Zimmerman ha riletto e personalizzato alla sua maniera. Un album deliziosamente retrò i cui proventi verranno devoluti al Pam, la più grande organizzazione umanitaria mondiale per la lotta contro la fame nel mondo.

 

AAVV

Caro Papà Natale 2 

(Edel)

Seconda compilation natalizia realizzata dall’Associazione Moretti a favore dei bambini lungodegenti negli ospedali italiani. Tra gli artisti che hanno aderito all’iniziativa: Minghi, Mingardi, Nicky Nicolai, i Matia Bazar e molti altri. 18 brani più e meno noti, ma sempre incisi col cuore.

 

Bregada Berarda

Bòn Natal Occitania 

(Egea)

Bella operazione di recupero della tradizione natalizia occitana. Un progetto folk nato da una costola dei cuneesi Lou Dalfin, in un tripudio di ghironde, tamburi, mandolini e fiati. Da applausi per rigore e passione.

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