Furioso Misantropo

Di sorprendente attualità nel raccontare la “commedia umana”, Il misantropo di Molière è il ritratto della società attuale, falsa, egoista.
Furioso Misantropo

Di sorprendente attualità nel raccontare la “commedia umana”, Il misantropo di Molière è il ritratto della società attuale, falsa, egoista. Dove l’ingordigia soffoca la sincerità, la giustizia è umiliata dal potere, l’amore una convenzione. E, talvolta, chi sta dalla parte della ragione sembra aver torto. Alceste diventa non soltanto un misantropo desideroso di «andare in un deserto, di fuggire i suoi simili», ma un furente ribelle, un fustigatore dei malvagi e di chi ad essi si sottomette.

Il paladino della assoluta integrità morale e dell’amore totalizzante si invaghisce della giovane Celimene, che viceversa si compiace di essere al centro di un sistema mondano dove il rispetto formale legittima il gioco delle calunnie, degli inflazionati incantamenti amorosi, della bugia innalzata a regola esistenziale.

 

La regia di Massimo Castri situa i personaggi dagli enormi parrucconi in un salotto di specchi – riflesso di un mondo di apparenze –, ma non incide come potrebbe. La modernità del testo si presterebbe ad affondi più attuali e a regie più dinamiche. Per fortuna che c’è Massimo Popolizio, perfetto nel ruolo, nell’indignazione contro gli intrighi dei politici e l’arroganza dei potenti, che rende plasticamente col corpo e con la varietà sorprendente dei suoi toni vocali.

 

Al teatro Argentina di Roma e in tournèe.

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