Finanza responsabile per 350 miliardi di dollari

CalPERS, il fondo pensionistico dei dipendenti pubblici della California, ha adottato criteri sempre più esigenti nel valutare impatto sociale e ambientale nell’uso del denaro. Un caso da seguire con attenzione  
AP Photo/Mark Lennihan, File

Finanza sostenibile e previdenza complementare. Sono due colonne portanti dell’attuale mondo della finanza e del risparmio. La prima indica lo sforzo di investitori ed istituzioni finanziarie ad orientare le proprie attività nel rispetto di valori etici, che tengano conto dell’impatto ambientale e sociale delle scelte finanziarie. La seconda è una necessità che risponde ad un’esigenza sempre più pressante: integrare l’assegno pensionistico pubblico con il risparmio privato.

Quindi la finanza eticamente orientata ha nel suo Dna uno sguardo proiettato al futuro delle generazioni presenti e che verranno. Ed il risparmio previdenziale svolgerà sempre di più un’importante funzione sociale. È facile pensare pertanto che questi 2 temi vadano a nozze.

E lo testimonia l’esperienza di CalPERS, il fondo pensione dei dipendenti pubblici della California.

Si parla di un big nel campo della finanza internazionale. Tra i primi dieci fondi pensione a livello mondiale per gestione di masse di denaro, attualmente oltre 350 miliardi di dollari. Nato negli anni ’30 del secolo scorso, ha quasi 2 milioni di aderenti. Attualmente sia il ruolo di presidente che di amministratore delegato sono ricoperti da due donne.

Proprio per la sua funzione sociale di salvadanaio pubblico, CalPERS ha avuto sempre un’attenzione speciale alle modalità di gestione delle aziende in cui investe. Così da guadagnarsi la fama di censore delle imprese.

CalPers svolge l’attività definita “engagement”: partecipa, cioè, attivamente alla vita delle società in cui investe, interviene nelle assemblee e organizza gli azionisti di minoranza tramite il sistema della raccolta delle deleghe. Il fondo ha contribuito alla rimozione di responsabili d’impresa giudicati incompetenti, interi CdA ritenuti dannosi per la salvaguardia del patrimonio degli azionisti, e ha costretto molte imprese a cambiare strategie.

 Nella sua storia recente c’è stato un momento di svolta: il 2008. Anche CalPERS è stata coinvolta nella crisi dei mutui subprime. Il fondo ha registrato una perdita del 26%. Anche se marginalmente, circa il 3% del patrimonio degli aderenti, affidato a gestori esterni, è stato investito in derivati sui crediti del settore immobiliare ad alto rischio. Con l’aggravante che un amministratore interno ha ricevuto tangenti per favorire certi investimenti.

Le perdite derivanti hanno prodotto 2 principali conseguenze. In primo luogo, CalPERS ha ridotto drasticamente, dal 2010 al 2015, le deleghe di gestione a società esterne, passate da oltre 300 a poco più di 100: oltre ad una maggior efficienza nei costi di gestione, l’obiettivo è stato quello di capire meglio cosa ci fosse dentro il portafoglio investito. In secondo luogo, il fondo pensione californiano ha accelerato il percorso verso la finanza sostenibile, di cui è stato un precursore. Così da approdare nel 2011 a definire come priorità strategica nella scelta del portafoglio investito l’adozione dei principi Esg (acronimo di ambiente sociale e governance: in finanza indica una serie di criteri di scelta dei titoli in cui investire in base al positivo impatto ambientale, sociale ed ai modelli di governance delle società emittenti ndr).

La storia e le dimensioni del fondo lo rendono un leader nel campo dell’investimento sostenibile. Non a caso CalPERS è stato uno dei maggiori protagonisti nella campagna di pressione nei confronti del gigante petrolifero Exxon, volta ad ottenere una maggiore trasparenza sull’impatto ambientale ed i rischi connessi all’attività della multinazionale del settore energetico.

E il 2018 vede aggiungersi un tassello importante nella storia del fondo in materia di sostenibilità. Infatti ai piani alti di Sacramento, sede della società, si è riflettuto sul superamento dei criteri Esg per individuare obiettivi sociali più specifici. Si è dato così mandato ad un team di analisti di esaminare l’impatto dell’allineamento del portafoglio del fondo con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazione Unite, i cosiddetti Sdgs.

E l’attenzione di CalPERS non è isolata: anche altri fondi pensione e grandi investitori istituzionali a livello mondiale stanno implementando le loro strategie di gestione in questa direzione.

Pertanto è facile che i 17 obiettivi di crescita sostenibile che nel 2015 l’Onu ha fissato per il 2030, che spaziano, ad es. dalla lotta alla povertà alla parità di genere, dalla promozione della pace e della giustizia alle azioni di contrasto ed adattamento al cambiamento climatico, diventino sempre più i drivers dell’attività delle grosse realtà finanziarie eticamente orientate.

Così le scelte previdenziali, che coinvolgono milioni di persone, influenzeranno sempre più positivamente i gestori di fondi, che trovano nelle aziende sostenibili gli asset validi nel medio-lungo periodo. Anche in Italia si può andare nella direzione tracciata dal fondo calPERS. Anche se una recente indagine del Mefop (società del ministero dell’Economia per lo sviluppo del Mercato dei Fondi pensione) vede un aumento nell’adozione dei criteri di sostenibilità da parte dei fondi pensione italiani, c’è ancora molta strada da fare. E, dal momento che il mercato cambia anche per il mutamento della domanda, ognuno di noi ha il compito di informarsi, anche con consulenti preparati in materia, per poter fare scelte d’investimento consapevoli e lungimiranti da un punto di vista sociale.

 

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