Attualità di Lutero

A cinquecento anni dallo scisma tra la Chiesa cattolica e quella luterana si torna a parlare di Lutero, figura complessa e centrale nella storia europea e della cristianità. Mario Dal Bello ci restituisce del monaco agostiniano in Lutero, l’uomo della rivoluzione un ritratto che rispecchia la verità storica.

A cinquecento anni dall’affissione – reale o meno – delle 95 Tesi alla porta della chiesa del castello di Wittenberg, la figura di Lutero non cessa di attirare e di far discutere, come dimostra la bibliografia vastissima e in continuo aumento.

Figura complessa e anche contraddittoria, certo centra­le nella storia europea e non solo della cristianità, è stato lungo i secoli oggetto di un culto agiografico da una parte e di un’avversione totale dall’altra. Il riformatore della ve­ra Chiesa o il distruttore dell’unità cristiana: “santo” per i protestanti, un demonio per i cattolici, con le conseguenze funeste di queste visioni contrapposte, con violenze e pole­miche da entrambe le parti. E questo sin dall’inizio.

Ma qual è il vero Lutero?

[…] Né un mito né un demonio, ma un uomo del suo tempo.

Certo, il personaggio è sufficientemente chiaro, se non altro per la mole dei suoi scritti e di quanto hanno detto e scritto quelli che l’hanno conosciuto. La socievolezza del carattere, la generosità verso i poveri e verso tutti, l’intelli­genza acutissima più intuitiva che sistematica, l’amore per la musica e la poesia, il senso dell’amicizia, la straordina­ria capacità lavorativa, l’abilità dialettica e comunicativa, lo sguardo magnetico, erano elementi che affascinavano chi lo incontrava. Nello stesso tempo, convivevano in lui una man­canza di diplomazia, una spontaneità che poteva degenerare in rudezza

[…]

Ma questo quadro non sarebbe completo se non si dices­se che la sua autentica, totale passione è stata la ricerca di Dio, la passione per il Cristo e la sua parola, con coerenza e tormento dall’inizio alla fine, insieme a un senso molto forte della propria debolezza, del peccato e una totale fiducia nel Dio misericordioso. Lutero è uomo eminentemente religio­so, non è un politico né un capopopolo né un organizzatore. Non ha mai voluto esserlo, anche se alla fine il suo modello di Chiesa ha dovuto accettare l’appoggio dei principi.

[…]

Comunque, Lutero non si è mai considerato un “lutera­no”, un “eretico”, ma un cristiano deciso a far ritornare la Chiesa cattolica in cui era nato e cresciuto, da cui non voleva separarsi, alla fonte autentica, ossia la Scrittura. Alcune sue intuizioni profondamente giuste sono state recepite (pur­troppo tardi) nel Concilio Vaticano II dalla Chiesa cattolica e il dialogo ecumenico ha portato a un documento comune sulla dottrina della giustificazione (o salvezza) tra luterani e cattolici (1999), pur rimanendo ancora un cammino da fa­re, perché le differenze, anche notevoli, permangono. Ma se pontefici come Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e France­sco ne hanno riconosciuto l’ansia riformatrice, la ricerca e la passione per Dio e se anche in casa luterana si sono ammes­se le incomprensioni e le polemiche, fino ad oggi, contro la cattolicità, significa che il progresso ecumenico è evidente.

 

Da LUTERO. L’uomo della rivoluzione di Mario Dal Bello (Città Nuova, 2017)

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