Africa, un gigantesco cavo sottomarino

2Africa è un progetto che coinvolge Cina, Francia, Gran Bretagna e altri ancora per fornire strumenti digitali adeguati al continente nero. Ma ci sono degli interrogativi sulla equità del progetto
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Il 14 maggio l’operatore francese Orange, China Mobile International, Facebook, il sudafricano MTN GlobalConnect, STC (Saudi Telecom Company), Telecom Egypt, British Vodafone e WIOCC (West Indian Ocean Cable Company) hanno annunciato la loro collaborazione per la costruzione del cavo sottomarino gigante 2Africa. Alcatel Submarine Networks (ASN) sarà responsabile della costruzione di questo gigantesco progetto, soprannominato “2Africa”.

Il cavo, uno dei più lunghi al mondo, collegherà l’Europa occidentale al Medio Oriente e a 16 Paesi africani, attraversando il Mediterraneo, il Mar Rosso, il Golfo di Aden, la costa africana dell’Oceano Indiano fino al Capo di Buona Speranza, per risalire l’Oceano Atlantico fino in Gran Bretagna.
Questo gigantesco progetto è in parte spiegato dal crescente numero di utenti di Internet nel continente nero. Infatti, secondo il rapporto 2018 Global Digital’ pubblicato da We Are Social e Hootsuite Africa ha registrato nel 2017 la più alta crescita di utenti di Internet, con 435 milioni utenti di Internet registrati su una popolazione stimata in 1,2 miliardi e 270 milioni di persone.

2Africa contribuirà a facilitare la diffusione della banda larga fissa, ma anche 4G e 5G. Centinaia di milioni di persone trarranno beneficio da questa collaborazione XXL. La messa in servizio del cavo è prevista per il 2023-2024. Sarà in grado di fornire una capacità nominale che può salire fino a 160 Tbit/s (terabit al secondo) su elementi chiave del sistema. Fondamentalmente, da solo, 2Africa offrirà più capacità di quella di tutti i cavi sottomarini che servono oggi l’Africa.

Ma per la rete di Ong “Internet senza frontiere”, gli obiettivi annunciati richiedono cautela. «Le parti interessate del progetto lodano il fatto che si tratta di un progetto sostenibile, nella misura in cui i data center e le stazioni di atterraggio che verranno installati forniranno le capacità in modo equo», spiega Qemal Affagnon, manager per l’Africa occidentale all’interno della Ong.

Ma questo è un obiettivo che dovrà essere rispettato dopo la messa in servizio del cavo, perché oggi, nonostante l’esistenza di molti cavi sottomarini in fibra ottica, queste installazioni sono ancora spesso sottoutilizzate. Qamal Affagnon sottolinea i risultati di studi che «hanno dimostrato che sulla costa occidentale del continente africano, i cavi installati funzionano a circa il 20%, o talvolta anche a una capacità inferiore. Quindi i Paesi africani non godono sempre dei benefici che queste strutture dovrebbero offrire loro. «Si può solo sperare in questo caso, che non sia un colpo di spada nell’acqua. Ancora uno».

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