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Paradisi per chi?

di Verónica Cañizares Ramos

- Fonte: Città Nuova

Si stima che i paradisi fiscali costino ai governi di tutto il mondo circa 427 miliardi di dollari ogni anno, e più di 45 miliardi di euro alle principali economie dell’Ue (Germania, Francia, Italia e Spagna).

Immagine da Istock

La Giornata internazionale contro i paradisi fiscali si celebra il 3 aprile, data che ricorda la pubblicazione nel 2016 dei cosiddetti Panama Papers. Grazie a un centinaio di giornalisti di diversi Paesi sono stati portati alla luce quasi 11 milioni di documenti, tra cui 214.488 società nascoste nei paradisi fiscali, che hanno rivelato l’enorme quantità di denaro che non viene tassato entro i confini del Paese in cui viene generato.

I paradisi fiscali, considerati da diverse entità sociali come “tane”, costano ai governi di tutto il mondo 427 miliardi di dollari ogni anno e poco più di 45 miliardi di euro alle 4 principali economie dell’Ue (Germania, Francia, Italia e Spagna), secondo i dati pubblicati nel 2021 dalla Commissione indipendente sulla riforma fiscale internazionale delle imprese. In particolare, il conto dell’Italia è elevato: tra i 5 e i 7 miliardi di euro di mancato gettito annuo, il 90% del quale è attribuibile a uno dei 6 paradisi fiscali dell’Ue: Paesi Bassi, Belgio, Cipro, Irlanda, Lussemburgo e Malta, secondo Tax Justice Italia.

«Mentre milioni di persone in tutto il mondo vivono in povertà, le aziende e gli individui più ricchi approfittano dell’opacità dei paradisi fiscali per continuare a non pagare la loro giusta quota di tasse, privando i Paesi più poveri dei fondi necessari per fornire i servizi sociali di base», afferma Oxfam Intermón.

In questo senso, l’ente ritiene che ciò sia dovuto a un sistema fiscale complesso e scarsamente regolamentato che rende più facile per le grandi fortune e le aziende nascondere grandi profitti al fine di ridurre il carico fiscale e aumentare la propria ricchezza. L’ente ritiene che l’esistenza di paradisi fiscali sia la chiave di un sistema iniquo che permette alla ricchezza di lasciare i Paesi di origine, esentasse, per finire nelle mani di pochi.

Di conseguenza, i governi devono compensare la scarsità di risorse aumentando le tasse sul resto della popolazione. Questo danneggia maggiormente i più poveri, portando a un aumento delle disuguaglianze. «Questo sistema internazionale di elusione ed evasione fiscale sta minando lo stato di benessere anche nei Paesi ricchi», sottolinea l’organizzazione.

Di fronte a questa realtà, Oxfam Intermón propone una serie di misure per porre fine all’ingiustizia fiscale, a partire dalla stesura di una lista globale di paradisi fiscali secondo criteri oggettivi, accompagnata da potenti misure sanzionatorie. Inoltre, l’impegno a rendere trasparenti le informazioni finanziarie attraverso la rendicontazione per tutte le multinazionali in ogni Paese in cui operano e la garanzia che le istituzioni finanziarie per lo sviluppo investano solo in aziende che hanno adottato politiche fiscali responsabili. È inoltre fondamentale creare un organismo fiscale globale per guidare e coordinare la cooperazione fiscale internazionale che includa tutti i Paesi su un piano di parità.

L’ONU Italia sostiene che adeguate convenzioni internazionali contro l’elusione e l’evasione fiscale (come deterrente alla concorrenza fiscale) e contro l’uso dei paradisi fiscali consentirebbero di finanziare progetti di investimento a lungo termine, che a loro volta favorirebbero lo sviluppo sostenibile.

Giustizia fiscale per i diritti delle donne

L’ingiustizia fiscale, causata dalla rapida crescita dell’industria della ricchezza nei paradisi fiscali, colpisce in modo sproporzionato le donne. In tutto il mondo sono le donne a subire il peso della politica fiscale, afferma l’Alleanza globale per la giustizia fiscale. In questo contesto, lo scorso marzo hanno organizzato le Giornate globali di azione: Giustizia fiscale per i diritti delle donne 2023.

Mentre le donne si trovano ai gradini più bassi della distribuzione del reddito e della ricchezza, la povertà tende a essere fortemente femminilizzata. Nel 2020 solo 252 uomini possedevano una ricchezza pari a quella di un miliardo di donne e ragazze in Africa, America Latina e Caraibi. «Il fatto che i superricchi siano prevalentemente uomini bianchi del Nord globale evidenzia le disuguaglianze strutturali di genere, razziali e di altro tipo che caratterizzano l’attuale sistema economico globale», afferma l’alleanza.

Per tutti questi motivi, sostengono la necessità di tassare la ricchezza in tutte le sue manifestazioni e di porre fine ai paradisi fiscali per ridurre le disuguaglianze economiche e di genere. «La lotta per difendere i diritti delle donne, colmare i divari di genere che persistono nelle nostre società e costruire economie di genere trasformative, sostenibili, giuste e basate sui diritti è inseparabile dall’urgenza di tassare progressivamente i ricchi», concludono.

In questo modo, chiedono di eliminare i pregiudizi e le discriminazioni di genere nella progettazione e nell’attuazione delle politiche e dei sistemi fiscali, per garantire che le entrate fiscali siano raccolte in modo da ridurre la disuguaglianza di genere, ridistribuire la ricchezza e promuovere l’autonomia, la rappresentanza e i diritti delle donne, soprattutto quelli socioeconomici.

Testo originale in spagnolo

¿Paraísos para quién?

Se calcula que las “guaridas” fiscales cuestan cada año a los gobiernos de todo el mundo cerca de 427 mil millones de dólares y algo más de 45 mil millones de euros a las principales economías de la UE (Alemania, Francia, Italia y España)

-Verónica Cañizares Ramos-

El 3 de abril se celebra el Día Internacional Contra los Paraísos Fiscales, fecha que conmemora la publicación en 2016 de los llamados Papeles de Panamá. Gracias a un centenar de periodistas en diferentes países se sacó a la luz cerca de 11 millones de documentos en los que figuraban 214.488 sociedades encubiertas en paraísos fiscales, hecho que puso en evidencia la enorme cantidad de dinero que no tributa dentro de las fronteras del país donde se genera.

Los paraísos fiscales, considerados por diversas entidades sociales como “guaridas”, cuestan a los gobiernos de todo el mundo 427 mil millones de dólares cada año y algo más de 45 mil millones de euros a las cuatro principales economías de la UE (Alemania, Francia, Italia y España), de acuerdo a los datos publicados en 2021 por la Comisión Independiente para la Reforma de la Fiscalidad Corporativa Internacional. En concreto, la factura de Italia es elevada: se pierden entre 5 mil y 7 mil millones de euros de ingresos anuales, el 90% atribuible a uno de los seis paraísos fiscales de la UE: Holanda, Bélgica, Chipre, Irlanda, Luxemburgo y Malta, según recoge Tax Justice Italia.

«Mientras millones de personas en todo el mundo viven sumidas en la pobreza, las empresas y las personas más ricas se aprovechan de la opacidad de los paraísos fiscales para seguir eludiendo el pago de los impuestos que les corresponden, privando a los países más empobrecidos de fondos necesarios para proporcionar servicios sociales básicos», señala Oxfam Intermón.

En este sentido, la entidad considera que esto se debe a un sistema fiscal complejo y poco regulado que facilita a las grandes fortunas y a las empresas la ocultación de grandes beneficios con el objetivo de reducir su carga fiscal y aumentar su riqueza. Consideran que la existencia de los paraísos fiscales es la clave de un sistema injusto que hace posible que la riqueza salga de los países de origen, libre de impuestos, para acabar en las manos de unos pocos.

Como resultado, los Gobiernos tienen que compensar la escasez de recursos mediante la subida de impuestos al resto de la ciudadanía. Una medida que perjudica sobre todo a las personas más empobrecidas, lo que conlleva un aumento de las desigualdades. «Este sistema internacional de elusión y evasión de impuestos está socavando el estado de bienestar incluso en los países ricos», destaca la organización.

Frente a esta realidad, Oxfam Intermón propone una serie de medidas que permitan poner final a la injusticia fiscal, empezando por la elaboración de una lista mundial de paraísos fiscales siguiendo criterios objetivos, acompañada de potentes medidas sancionadoras. También el compromiso de hacer transparente la información financiera a través de informes para todas las empresas multinacionales en cada país donde operan y la garantía de que las instituciones de financiación del desarrollo sólo invertirán en empresas que hayan adoptado políticas fiscales responsables. Asimismo, resulta de vital importancia crear un organismo fiscal mundial para dirigir y coordinar la cooperación fiscal internacional que incluya a todos los países en igualdad de condiciones.

Desde ONU Italia aseguran que la celebración de convenios internacionales adecuados contra la elusión y la evasión fiscales (como elementos disuasorios de la competencia fiscal) y contra la utilización de paraísos fiscales permitiría financiar proyectos de inversión a largo plazo, que a su vez favorecerían un desarrollo sostenible.

Justicia fiscal por los derechos de las mujeres

La injusticia fiscal, provocada por el rápido crecimiento de una industria de la riqueza en guaridas fiscales, afecta de manera desproporcionada a las mujeres. Alrededor del mundo son ellas las que cargan con la peor parte de la política fiscal, sentencia la Alianza Global por la Justicia Fiscal. En este contexto celebraron el pasado marzo los días de Acción Global: Justicia Fiscal por los Derechos de las Mujeres 2023.

Mientras que las mujeres se encuentran en los escalones más bajos de la distribución de ingresos y riqueza, la pobreza tiende a ser altamente feminizada. En 2020 solo 252 hombres poseían tanta riqueza como mil millones de mujeres y niñas en África y en América Latina y el Caribe. «El hecho de que los superricos sean predominantemente hombres blancos del Norte global, destaca las desigualdades de género, de raza y otros ejes estructurales que caracterizan el actual sistema económico global», aseguran desde la alianza.

Por todo ello, defienden la necesidad de gravar la riqueza en todas sus manifestaciones y poner fin a los paraísos fiscales para reducir las desigualdades económicas y de género. «La lucha para defender los derechos de las mujeres, cerrar las brechas de género que persisten en nuestras sociedades y construir economías de género transformadoras, sostenibles, basadas en derechos y justas, es inseparable de la urgencia de gravar progresivamente a los ricos», concluyen.

De esta manera, exigen eliminar el sesgo y la discriminación de género en el diseño y la implementación de políticas y sistemas tributarios, para asegurar que los ingresos fiscales se recauden de manera que reduzcan la desigualdad de género, redistribuyan la riqueza y promuevan la autonomía, la representación y los derechos de las mujeres, especialmente los derechos socioeconómicos.

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