War is not Over

Il documentario sulla guerra all’ISIS che non è finita. Un docufilm patrocinato da Amnesty International Italia, frutto di otto anni di viaggi in Medio Oriente ed Europa dell’autore. Il giornalista e documentarista Ivan Grozny Compasso restituisce un quadro delle conseguenze umanitarie nei teatri in cui la guerra all’ISIS si è combattuta e si continua a combattere.
War is not over

War is not Over, il documentario del giornalista Ivan Grozny Compasso patrocinato da Amnesty International Italia ripercorre otto anni di scontri, esodi di rifugiati e resistenza alle forze dell’ISIS che hanno terrorizzato il mondo e lasciato strascichi con cui non abbiamo ancora finito di fare i conti.

Ambientato tra Siria, Iraq, Turchia, Libano, rotta balcanica ed Europa: sono diversi e complessi i teatri delle vicende di cui War is not Over restituisce un quadro, dipinto nei molteplici viaggi che il regista ha compiuto dal 2014 al 2021 in Medio Oriente ed Europa.

La Siria dove i curdi del Rojava, diventati eroi dopo aver resistito all’assedio di Kobane, continuano a combattere le cellule ISIS ancora presenti. L’Iraq dove l’occupazione dei miliziani ha provocato genocidi come quello della comunità Yazida e danni indelebili al patrimonio culturale come la distruzione di Nimrud. E ancora: la Turchia, in cui gli stessi curdi celebrati per la loro lotta al Califfato sono anche oggi costantemente sotto l’attacco del governo di Erdogan.

Il Libano, paese meraviglioso ma allo sbando, in preda a una crisi economico-politica senza precedenti e diventato un sorta di campo profughi a cielo aperto, in cui dal 2011 oltre un milione di rifugiati in fuga dagli jihadisti si sono ritrovati. Ma anche l’Europa orientale e occidentale. In particolare i paesi cruciali nella rotta balcanica come la Serbia, dove i migranti che scappano dalla guerra sono bloccati, respinti a suon di botte dalle polizie dei paesi UE. La Francia, presa di mira dai più feroci attentati ISIS contro l’Occidente nel 2015 e gli altri paesi dell’Ovest europeo da dove partivano migliaia di uomini e donne per unirsi alla causa del Califfato.

War is not over (Patrocinio Amnesty)

War is not Over indaga i molteplici aspetti della distruzione e del terrore che il Califfato ha seminato nella sua fase di espansione territoriale, tra il 2014 e il 2017, insieme alle conseguenze che si è lasciato alle spalle dopo la sua sconfitta, militare ma non completa. La guerra non è finita, sembra voler dire l’autore Ivan Grozny Compasso, perché le sue conseguenze sono tangibili tutt’oggi, materialmente e ideologicamente.

Una volta che un’idea, anche orribile e pericolosa come quella dello Stato Islamico di Daesh attecchisce e si concretizza, rimane un ideale a cui tanti continuano ad aspirare, anche molto tempo dopo la sconfitta militare. La presenza di cellule ISIS tutt’oggi in Europa oltre che in Medio Oriente lo conferma. I risultati di quest’idea, che è ancora il sogno di qualcuno, sono stati eccidi di intere comunità, città e patrimoni culturali rasi al suolo, milioni di vite sconvolte e costrette a rifugiarsi nei campi profughi del Medio Oriente ed Europei, in cui troppo spesso l’attenzione e le risposte umanitarie sono decisamente carenti.

Il regista, Ivan Grozny Compasso, non si ferma però qui. Decide di guardare anche l’altra faccia della medaglia: non solo l’orrore dei carnefici, ma anche la forza delle vittime che resistono. L’esempio più eclatante è quello dei curdi del Rojava. Ivan Grozny Compasso li conosce entrando a Kobane durante l’assedio nel 2014 e approfondisce, nei successivi viaggi che costruiscono il mosaico di War is not Over, il loro modello alternativo di società che si è mostrato vincente contro la furia del fondamentalismo.

Se è vero che non c’è morte senza qualche tipo di rinascita, i curdi siriani ne sono decisamente la prova. Eppure sono invisi a parte della comunità internazionale e sono il nemico dichiarato di un regime, come quello turco che punta a distruggerli. I campi profughi autogestiti nel Kurdistan siriano non ricevono assistenza internazionale o aiuti umanitari perché non sono riconosciuti, le persone che vivono lì vengono cancellate dalla visuale dell’opinione pubblica. Sono le comunità curde del luogo a decidere di non distogliere lo sguardo.

Prendendo ad esempio i curdi, War is not Over invita anche ognuno di noi a non distogliere lo sguardo dalle vicende che qualche anno fa, quando ci toccavano più da vicino, tenevano i nostri occhi incollati al televisore, ma le cui conseguenze oggi non possiamo ignorare.

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