Violetta e il piccolo Michele

Violetta era una melanzana proprio bella: tutta tonda e liscia con un bel colorito violetto. Era vivace e allegra con tutti. Nell’orto spiccava subito per queste sue doti e anche gli altri ortaggi si erano accorti della sua presenza! Era così bella che nessuno, tra gli uomini grandi, osava coglierla e ciò che è più strano, più i giorni passavano e più lei cresceva e diventava bella. Proprio per questo, Dora, una pomodorina dal bel colore ramato e Zoe, una zucchetta verde e delicata avevano cominciato a trattarla con fare indifferente. Quante arie si dà quella smorfiosa!, si dicevano tra loro. Violetta era triste perché si era accorta che tutto questo dipendeva dalla sua bella buccia! Un giorno, tra le foglie larghe delle zucche spuntò una manina leggera e bianchissima: era il piccolo Michele. Quel giorno era andato nell’orto senza dirlo a nessuno e proprio nessuno lo aveva avvertito di non cogliere Violetta e così… tac! Un rumore secco staccò Violetta dal suo amico fedele, Ramo. Gli ortaggi si guardarono intorno sbalorditi e dispiaciuti, anche Dora e Zoe si scambiarono unocchiata triste! Infondo era così bello ammirare una tale perfezione di Madre Natura che ora tutto sembrava più brutto e spoglio nell’orto senza i colori vivaci di Violetta! Michele la osservò senza parlare per un bel po’, incuriosito e ammirato. Finché Violetta si stufò e gli disse: Perché mi hai colto?. Michele trasalì dallo stu pore ma, dato che era un bambino, non gli sembrò poi tanto strano di parlare ad una melanzana e così le rispose: Ti ho colto perché volevo guardarti da vicino. Ho capito, anche tu farai come gli altri, mi giudicherai bella e mi dirai che voglio darmi delle arie e così non sarai più mio amico. Oh no! Io voglio essere tuo amico. E allora, ti prego, non fare anche tu come alcuni ortaggi che vedono di me soltanto la buccia che indosso e n i e n t ‘ a l t r o ! . Michele ascoltava attento, poi un sorriso spuntò sul faccino tondo: Ho un’idea! E so anche come fare perché tu ridiventi amica di tutti gli ortaggi!. Così il piccolo Michele posò delicatamente Violetta tra le giovani gemelle Lattughine e il saggio Zuccone, la zucca gialla più anziana che tossì, un po’ risentita dal frastuono che stava avvenendo intorno. Michele tornò correndo con un gran cesto tra le mani. Ti spiego la mia idea: conosco un vecchietto in paese che è sempre tanto triste e solo, la sua casa è così grigia e buia. Odia i colori e si lamenta delle belle giornate!. Oh! Ma è terribile!, rispose Violetta. Che ne diresti di dare un po’ della bellezza dei tuoi colori alla sua tavola? Saresti benissimo al centro della sua tavola, illumineresti tutto con la tua vivacità!. Violetta ci pensò un p’ su e poi disse Va bene! Sono contenta se la mia buccia può far felice qualcuno!. Poi Michele che aveva capito che tutti gli ortaggi erano stati a sentire in silenzio si rivolse a tutti e grido: Che ne pensate? Volete dare una mano a Violetta?. Ci fu un gran parlottio di zucche, zucchine, peperoni, cavolfiori e bietole. Alla fine il saggio Zuccone disse: La bellezza è la felicità di un colore e noi ortaggi non possiamo tenerla tutta per noi!. Così Michele riempì il cesto fino all’orlo e subito andò dal vecchio nonno. Appena si aprirono le imposte e i suoi occhi rugosi videro quello spettacolo di colori, insieme al gran sorriso del nipotino Michele, tutto sembrò di nuovo colorarsi, fuori e dentro di lui. Michele strizzò l’occhio a Violetta che guarda caso era finita proprio tra Dora e Zoe. Ma ora tutte e tre splendevano insieme, ancora più belle di prima! Il piccolo Michele pensò: Missione compiuta!.

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