Vero amore

Canale 5, ogni giovedì. Isoliamo dal mondo una bella compagnia di uomini e donne e vediamo l’effetto che fa. Con un’idea non troppo diversa Giovanni Boccaccio ha costruito uno dei capolavori della letteratura italiana, il Decamerone. Con gli stessi elementi Maria De Filippi ha messo su uno dei programmi più discutibili della stagione televisiva. Va in onda su canale 5 al giovedì sera, ormai appaltato alla signora Costanzo, come ai tempi del bianco e nero lo era a Mike Bongiorno e ai suoi quiz di metà settimana. La trasmissione si chiama Vero amore ed è un non riuscito incrocio genetico tra i reality show del genere reclusi (Grande Fratello e copie successive) e i talk show sentimentali del pomeriggio (su tutti Uomini e donne) dove si straparla di amore e sentimento, con sfilata di belloni e bellone comprese. Certo, a giudicare dai genitori non era da attendersi un fiore di figlio. Reality e talkshow hanno partorito Taricone e Costantino e sono a tutti gli effetti la summa del trash da piccolo schermo, i primi indiziati per il decadimento generale della qualità televisiva negli ultimi anni. Ma per giudicare il nuovo programma della De Filippi basta forse porsi due domande sul titolo. È sufficiente analizzare quell’aggettivo e quel sostantivo e chiedersi quanto rispondano a quel che va in onda. Innanzitutto il primo: vero. Nulla c’è di più falso. Tredici ragazzi insidiano cinque fidanzate su una spiaggia esclusiva, altrettanto fanno tredici ragazze con i rispettivi cinque fidanzati. Tutto il gioco è nel captare qualche segno di gelosia. Che faccia farà lui quando gli sarà mostrata la sua partner che se la intende con un altro? Che dirà lei quanto vedrà il suo lui cedere al corteggiamento di un aitante rivale in amore? Tutto qui. Il fatto è che i filmati sono tutti costruiti. Non sono immagini rubate, ma pura fiction. Per farli ci sono voluti tanti ciak. I due che vanno a cena al lume di candela in un castello tutto per loro si parlano come i divi del fotoromanzo, scandendo battute improbabili alle quali manca solo la nuvoletta da Grand Hotel. I due che si corteggiano sulla spiaggia si rincorrono come i promessi sposi nei filmini di nozze, dove il fotografo fa rifare infinite volte la stessa scena. Non c’è nulla di spontaneo. I protagonisti recitano (male) come nelle soap e di fronte a immagini così ogni dibattito dovrebbe essere sospeso. Di cosa si discute se quel che si è visto è una messa in scena? Perché devo essere risentito se la mia partner ha recitato una scenetta? Ed invece no. Per ore ci si sofferma sui primi piani dei presunti gelosi, sperando che tradiscano nervosismo. Vero dunque non è. C’è da capire anche se quello mostrato sia amore. Le coppie di fidanzati che decidono di mettere alla prova la loro fedeltà hanno storie che alle volte non superano i trenta giorni. C’è chi sta insieme solo da un mese. Nella generazione del Casomai (come con lucidità ha raccontato nel suo film D’Alatri), nulla è definitivo, se il rapporto non va bene, casomai, ci lasciamo e proviamo altre storie. Cosa ci sia di tanto traumatico nel lasciarsi dopo pochi giorni perché si è deciso di farsi tentare come Ulisse con le sirene? Che amore è questo che per fidarsi dell’altro ha bisogno di una trasmissione tv

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