Venezia ‘76, la vittoria del clown

Concluso il Festival del cinema. Ecco i principali premi.

Era previsto e desiderato dalla critica e dal pubblico. Così Jocker di Todd Phillips ha vinto il Leone d’oro alla 76° Mostra d’arte cinematografica veneziana. Candidandosi nello stesso tempo agli Oscar, almeno per la performance di straordinario impegno psicofisico di Joaquin Phoenix. Premiare un film che narra la vicenda di un clown psicopatico perseguitato da un mondo individualistico che lo rende folle e maligno, dalla risata isterica ed amara che ricorda le lacrime di “Ridi Pagliaccio  sul tuo amore infranto”( l’opera di Leoncavallo), va ben oltre il racconto sul nemico di Batman, perché di fatto il film è anche una parabola sull’origine del male e della violenza. È il non-amore che può generare l’odio sociale. Forse su questa linea si situa il Gran premio della Giuria a J’accuse di Polanski, la storia del caso Dreyfus, il militare vittima dell’odio razziale. Girato con uno stile rigoroso, diventa un atto d’accusa contro ogni forma di emarginazione. Un premio meritato, che tuttavia non dev’essere stato un verdetto unanime, forse anche a causa delle non necessarie dichiarazioni negative di Lucrecia Martel sul regista: poi ritirate, ma il gelo fra lei e la moglie del regista sul palco era palpabile.

Anders Hellstrom, a sin., e Tatiana Delaunay. Gli attori di 'About Endlessness'
Anders Hellstrom, a sin., e Tatiana Delaunay. Gli attori di ‘About Endlessness’

A sorpresa, perché osteggiato da molta critica, ma non da noi, il Leone d’argento – miglior regia – è andato allo svedese Roy Andersson (assente, forse pensava che non avrebbe avuto nessun premio?) per About Endlessness–Sull’Infinito), un polittico cinematografico tra dolore e ironia, ma più dolore che scherzo, sotto un cielo senza sole. Uno di quei film che fanno pensare e un po’ sorridere insieme, da rivalutare.

Luca Marinelli
Luca Marinelli

I premi maggiori vanno dunque a lavori di spessore,tecnicamente perfetti, soprattutto densi di pensiero. Talora grotteschi e irriverenti come  il quasi-disperato La mafia non è più quella di una volta di Maresco (assente alla premiazione), mentre Luca Marinelli – come prevedibile – vince la Coppa Volpi come miglior attore per Martin Eden di Pietro Marcello, rivisitazione libera e “napoletanizzata” del romanzo di Jack London.

 

L’attore, commosso, dedica il premio alla moglie, ai figli, e «a tutte le persone che sono in mare e che salvano vite umane». Un chiaro messaggio di umanità – non sarà il solo – contro ogni forma di chiusura a chi è nel bisogno. Miglior attrice la francese Ariane Ascacride per Gloria Mundi, un epos familiare. Anche lei, di origini italiane, dedica il premio «a tutti coloro che dormono nel fondo del Mediterraneo». Premio Mastroianni per giovani attori emergenti va invece a Toby Wallace,”disadattato” nel film agrodolce Babyteeh.

Premi dunque meritati, peccato solo l’esclusione  del visionario Ad Astra.

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L’Italia può  restare soddisfatta. Aveva ben tredici lavori in competizione fra le diverse sezioni. Ci sono stati altri premi: Mio fratello rincorre i dinosauri di Stefano Cipani, presentato alle Giornate degli Autori, ha vinto quello “Sorrisi diversi a Venezia 2019”, il Premio Passinetti è andato al film di Martone (in concorso) Il Sindaco del rione Sanità, che ha vinto pure il Leoncino d’oro, premio collaterale alla mostra insieme ai suoi attori fra cui Valeria Golino, presente a Venezia in tre lavori.

Come giudicare la mostra di quest’anno? Che il suo impegno sia stato “ecumenico”, cioè con un ventaglio di lavori  aperto a esperienze antiche – i restauri di film classici – o moderne – i prodotti  della sezione Virtual – è stato ben visibile nella quantità e qualità dei film offerti (si pensi alla sola sezione Orizzonti  e ai film premiati, il francese Revenir e il cileno Bianco en Blanco). Che poi Venezia resti una passerella ambita dai divi internazionali e dai “divetti” nostrani resta un dato di fatto.  Meryl Streep e Brad Pitt,  Johnny Depp e Catherine Deneuve, Monica Bellucci e Cate Blanchett fino ai Leoni alla carriera Almodòvar e Julie Andrews.

A parte il livello spesso alto dei film, il successo maggiore sta nella massiccia presenza – mai così numerosa – di giovani e giovanissimi, una folla incurante di code, notti, sole e pioggia, che ha rinfrescato i 76 anni della rassegna con entusiasmo, vitalità e forse la riscoperta della magia del cinema e della sala.  L’anno prossimo si ricomincia il 2 settembre.

 

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