Uno spazio europeo dell’istruzione

Il piano della Commissione discusso al vertice di Göteborg. Molte le idee sul tavolo tra cui Carta dello studente, Erasmus+ e rete di università europee. Obiettivo da raggiungere entro il 2025
Jyrki Katainen, Pierre Moscovici e Andrus Ansip

Il vertice sociale europeo svoltosi a Göteborg il 17 novembre 2017 sarà indubbiamente ricordato per la proclamazione solenne del pilastro europeo dei diritti sociali (vedi anche qui), fatta congiuntamente dal presidente del Parlamento europeo, dal presidente del Consiglio Europeo e dal presidente della Commissione europea; pilastro annunciato per la prima volta dal presidente della Commissione europea nel discorso sullo stato dell’Unione del 2015 e presentato dalla stessa Commissione nell’aprile 2017.

I capi di Stato e di governo europei hanno però anche discusso del futuro dell’istruzione e della cultura nell’Unione europea (UE), sulla base di alcune proposte avanzate da diversi Stati membri e di un piano preparato dalla Commissione europea, che ritiene che sia nell’interesse comune di tutti gli Stati membri sfruttare appieno il potenziale dell’istruzione e della cultura come motore per la creazione di posti di lavoro, la crescita economica e la giustizia sociale e come mezzo per fare esperienza dell’identità europea nella sua diversità.

Nel 2010 l’UE si era prefissata due obiettivi in materia di istruzione nell’ambito della strategia Europa 2020: l’abbandono scolastico è passato dal 13,9% del 2010 al 10,7% del 2016, mentre l’obiettivo è raggiungere il 10% entro il 2020; il tasso di istruzione terziaria è passato dal 34% del 2010 al 39,1% del 2016, mentre l’obiettivo è raggiungere il 40% entro il 2020. Nel loro incontro di marzo 2017 i leader europei si erano infatti impegnati a realizzare «un’Unione in cui i giovani ricevano l’istruzione e la formazione migliori e possano studiare e trovare un lavoro in tutto il continente». Il vertice non ha adottato delle conclusioni scritte al termine dei lavori, si sono solo discusse delle idee che saranno poi assorbite nelle conclusioni vere e proprie del Consiglio europeo di dicembre.

Molte sono le idee sul tavolo dei leader europei. Rendere la mobilità in Europa una realtà per tutti, con la partecipazione al programma Erasmus+ e con la creazione di una Carta europea dello studente per offrire un modo nuovo e facile di conservare informazioni sul curriculum accademico. Riconoscere reciprocamente i diplomi di istruzione superiore tra i vari Stati membri. Incrementare la collaborazione sull’elaborazione dei programmi scolastici e dei piani di studi. Migliorare l’apprendimento delle lingue affinché entro il 2025 tutti i giovani europei che completano l’istruzione secondaria superiore dovrebbero avere una buona conoscenza di due lingue straniere. Promuovere l’apprendimento permanente, cioè avere l’opportunità di formarsi lungo tutto l’arco della vita. Inserire l’innovazione e le competenze digitali nell’istruzione aperta a tutti. Creare una rete di università europee. Spingere gli Stati membri a finanziare l’istruzione investendo il 5% del proprio PIL. Salvaguardare il patrimonio culturale e promuovere un senso di identità e cultura europee, sviluppando, anche grazie allo slancio dell’Anno europeo del patrimonio culturale 2018, un’agenda europea per la cultura. Rafforzare la dimensione europea di Euronews, canale creato nel 1993 da un gruppo di emittenti pubbliche europee, con l’ambizione di disporre di un canale europeo che offra accesso a informazioni indipendenti di elevata qualità con una prospettiva veramente europea.

Jyrki Katainen, vicepresidente della Commissione europea responsabile per l’occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività, ritiene che «uno sforzo collettivo consentirebbe all’Europa nel suo insieme di plasmare il suo futuro, di rispondere in modo più efficace alle sfide che si trova ad affrontare e di diventare più resiliente. Uno dei maggiori successi dell’Europa è stato gettare ponti che attraversano il continente grazie alla creazione di uno spazio di libera circolazione dei lavoratori e dei cittadini. Ma ci sono ancora ostacoli alla mobilità nel campo dell’istruzione. Entro il 2025 dovremmo vivere in un’Europa in cui i confini non impediscano le esperienze di apprendimento, studio e ricerca, in cui vivere in un altro Stato membro per studiare, apprendere o lavorare sia la norma».

Tibor Navracsics, commissario europeo per l’istruzione, la cultura, i giovani e lo sport, sostiene che «nel guardare al futuro dell’Europa, dobbiamo dotarci di un programma comune ambizioso su come sfruttare la cultura e l’apprendimento per promuovere l’unità. L’istruzione è un fattore chiave, in quanto fornisce le competenze necessarie per diventare membri attivi di società sempre più complesse. È l’istruzione che ci permette di adattarci a un mondo in rapido cambiamento, di sviluppare un’identità europea, di comprendere altre culture e di acquisire le nuove competenze necessarie in una società mobile, multiculturale e sempre più digitale».

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