Un vincente tra i due litiganti?

Il Centro-destra unito ha i numeri per poter presentarsi come forza maggioritaria. Molto dipenderà dalla legge elettorale effettiva e dalla ricerca di una strategia comune. Continua la nostra analisi delle forze politiche

L’atmosfera pre-elettorale prematuramente ci avvolge: sarà l’effetto delle primarie del Pd e delle presidenziali di Francia appena passate o quello delle amministrative che si avvicinano, ma già si sente aria di elezioni politiche. E anche presupponendo che Renzi tenga fede all’impegno di lasciar governare Gentiloni fino a fine legislatura, un anno circa, comunque ci si ritrova immersi in clima di elezioni politiche per via della madre di tutte le questioni: la legge elettorale. Si farà? Non si farà? S’ha da fare, senza dubbio, ma non è detto che ci si riuscirà, mentre nel frattempo si svolgono gli atti preparatori.

Che però non sono legittime riunioni trasversali, consultazioni incrociate tra forze politiche, prove di bozze, riflessioni e consultazioni partecipative e tecniche. No: gli atti preparatori sono i posizionamenti tattici da testare nei sondaggi e sui quali cercare di costruire le regole elettorali. Vale per il Pd e per il M5S, che guardano con favore a una legge basata su un premio di lista; vale anche per il Centro- destra, che invece sta valutando  la strada della coalizione. Eh sì, perché – chi lo avrebbe detto? – si potrebbe profilare una situazione da “tra due litiganti…”.

 

Prima ipotesi

Se i sondaggi continuano a registrare il testa a testa tra Pd e 5stelle, i partiti di Centro-destra si sono accorti che, se mai riuscissero a marciare uniti, potrebbero ambire addirittura al primo posto. Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia sono stimati complessivamente oltre il 30% da tutti i sondaggisti e questo vuol dire che la coalizione è in partita. Tra il dire e il fare però, si sa, c’è di mezzo il mare, cioè l’individuazione di un minimo comune multiplo sul quale costruire un accordo che abbia solidità. Sinora la cocciuta determinazione di Salvini a proporsi come leader e candidato premier, ipotesi respinta al mittente da Berlusconi, ha impedito significativi passi in avanti, ma la sconfitta di Marine Le Pen in Francia apre altri scenari.

Se il Centro-destra si presentasse unito, l’offerta politica che si offrirebbe agli elettori sarebbe più chiara, stagliandosi in un netto tripolarismo con corollario di formazioni minori. A guardare la diffusa compattezza del Centro- destra nelle imminenti elezioni amministrative, che coinvolgono anche grandi città (tra cui 4 capoluogo di regione: Genova, Palermo, L’Aquila e Catanzaro e poi Padova, Monza, Parma, Piacenza, Taranto, Verona…), potremmo concludere che la coalizione nazionale si farà.

 

Seconda ipotesi

Ma la partita delle politiche, si sa, è un’altra cosa e Forza Italia è attraversata dalla tentazione di un nuovo “patto del Nazareno”, come si definisce giornalisticamente, ovvero un neo-accordo col Pd: fumo negli occhi di Salvini e Meloni. Del resto, gli scenari sono due: o il Parlamento approva una legge che svolta di nuovo verso il maggioritario, ma questa eventualità non appare avere i numeri sufficienti; o si resta col proporzionale (sperando vengano apportate quelle “armonizzazioni” che il presidente Mattarella continua a chiedere) e allora nessuno dei tre grandi partiti o poli potrà governare senza alleati. Le aperture di Renzi e di altri leader del Pd all’accordo con Forza Italia accrescono diffidenze e timori incrociati e in un momento in cui più della metà degli elettori si dichiara incerto sulla scelta, nessuno può sapere come andrà a finire.

 

Contenuti vs tattica

Siamo quindi davanti a una sfida del tipo: contenuti vs tattica.

Comporre una coalizione – non un accostamento di elementi, si badi bene, ma un amalgama – è faticoso, tanto più che quella del Centro-destra dovrebbe far incontrare la frattura sociologica che si è scontrata in Francia, sommariamente descrivibile tra città e periferie con le relative e contrastanti domande. Guardare alla vicenda francese può essere molto utile. Se è vero, come ha notato Giorgia Meloni, che Marine Le Pen può essere considerata vincitrice sul piano dei temi imposti all’agenda politica, non si può non vedere che Macron ha vinto cercando per le stesse domande risposte più pensate (a cominciare dall’Europa!) e proponendosi di rimuovere le cause stesse di quelle domande. Puntare sulla qualità, anche sotto il profilo del personale politico, potrebbe pertanto essere la vera strategia; e si potrebbe persino rivelare vincente.

Contestualmente, anche il Centro-destra dovrebbe contribuire seriamente alla stesura della legge elettorale, avendo sempre a mente la strategia. Questa, infatti, fa politica; di tattica, invece, si può morire.

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