Un fondo europeo per lo sviluppo sostenibile

L’iniziativa vuole incoraggiare il settore privato a investire in paesi fragili o colpiti da conflitti, così da ridurre il fenomeno migratorio

Nel giugno 2016 la Commissione europea ha annunciato la creazione di un Fondo per lo sviluppo sostenibile, in occasione della comunicazione sul partenariato per la cooperazione con i paesi terzi nell’ambito dell’agenda europea sulla migrazione, nella quale si prevede la definizione di accordi con i Paesi dai quali provengono o transitano i migranti. Si prevedono incentivi per aiutare questi Paesi a gestire efficacemente il fenomeno migratorio, a cooperare nella riammissione di migranti irregolari e ad affrontare le cause stesse delle migrazioni.

Nel settembre 2016 la Commissione ha proposto un nuovo piano europeo per gli investimenti esterni, col fine di aumentare il coinvolgimento del settore privato nello sviluppo socioeconomico dei paesi partner. Dopo un anno, nel settembre 2017, è stato infine approvato il regolamento che istituisce il Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile, il primo dei tre pilastri del piano che si concentra anche sull’assistenza tecnica per sostenere i partner locali nel preparare progetti sostenibili e attraenti per gli investitori (secondo pilastro) e sulle azioni necessarie per migliorare l’ambiente imprenditoriale e la governance economica nei paesi partner (terzo pilastro).

Il Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile è quindi lo strumento principale di cui si dota l’Unione europea (UE) per sostenere gli investimenti nei paesi dell’Africa e di quelli del partenariato di vicinato. L’obiettivo principale del piano per gli investimenti esterni è contribuire alla realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 stimolando la crescita e l’occupazione. Il Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile dovrebbe anche contribuire all’attuazione dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici (COP 21).

Il Fondo può finanziare progetti in molti settori, quali energia, trasporti, infrastrutture sociali, economia digitale, uso sostenibile delle risorse naturali, agricoltura e servizi locali. Al Fondo è assegnato un bilancio iniziale di 350 milioni di euro ma, secondo le stime, questo potrebbe generare fino a 44 miliardi di euro di investimenti, che potrebbero raddoppiare se gli Stati membri ed altri donatori contribuissero in egual misura a quanto intende fare l’Ue. D’altronde, proprio questo potrebbe essere il punto debole del progetto, giacché queste risorse aggiuntive non sono assicurate.

In pratica, il Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile è una sorta di sportello destinato a ricevere proposte di finanziamento da enti finanziari ed investitori pubblici o privati e a fornire sostegno finanziario in svariate forme. Nello stesso tempo, il Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile è destinato ad offrire garanzie e ad utilizzare meccanismi di finanziamento combinato per incoraggiare il settore privato a investire in contesti nei quali altrimenti non investirebbe, come in paesi fragili o colpiti da conflitti.

La Commissione europea deve valutare, entro il 31 dicembre 2019 e in seguito ogni tre anni, il funzionamento del Fondo, la sua gestione e il suo effettivo contributo alla realizzazione delle sue finalità e dei suoi obiettivi, presentando al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione.

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