Tutta la vita davanti

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Quelli che hanno tutta la vita davanti a loro dovrebbero essere i giovani che entrano nel mondo lavorativo. Ma, si capisce subito, il titolo è sarcastico, perché essi sono precari e perché c’è, anche, qualcosa di peggio. Così il 44enne regista livornese Paolo Virzì ci presenta uno spaccato giovanile dell’Italia di oggi. Si tratta di una commedia amara, stile Monicelli. Se da un lato coinvolgono parecchio la vivacità dei personaggi e l’impegno recitativo, dall’altro suscita un certo sconcerto la fragilità degli atteggiamenti descritti, realistici e, a volte, davvero negativi. Non manca la poesia, che addolcisce il sogno a occhi aperti di Marta, relativo all’inizio di una giornata lavorativa, immaginata come un balletto. L’ironia, sempre presente, in certi casi diventa grottesca e anima scene collettive surreali, come gli esercizi che le ragazze del call center eseguono con trasporto, al fine di acquisire il tono giusto per fare telefonate convincenti. Virzì dà prova di equilibrio nel presentare i vari personaggi, senza infierire e, anzi, con comprensione verso quanti sono caduti in basso. Evidenzia anche i sentimenti positivi, come quello di Marta, che va a trovare la vecchietta per donarle i soldi rubati da un collega. Una denuncia tragicomica, che, forse, offre a certi, che si riconoscono in qualcuno dei personaggi, la possibilità di capire meglio il proprio atteggiamento nel lavoro. Regia di Paolo Virzì; con Isabella Ragonese, Sabrina Ferilli,Massimo Ghini, Valerio Mastandrea, Micaela Ramazzotti.

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